Letta si copre di ridicolo: Speranza è fra le nostre risorse migliori, pensiamo a come ha gestito il Covid…
Disperazione, scollamento alla realtà o, forse, tutt’e due. Impegnato in un comizio elettorale a Reggio Calabria, Enrico Letta ha sostenuto che «Roberto Speranza è una delle risorse più importanti della nostra campagna, basta pensare all’abnegazione che ha avuto nella gestione del Covid e confrontarla con l’ambiguità che tutt’ora ha la destra».
Letta: «Speranza è una delle nostre risorse più importanti»
«Quando accettai di tornare e fare il segretario dissi che non era possibile che io e Roberto Speranza fossimo in partiti diversi. Ho preso l’impegno di costruire un percorso comune e oggi siamo qui insieme con Speranza e Bersani ed è la cosa più bella», ha poi aggiunto il segretario dem, secondo il quale «la rimonta è cominciata e comincia nel Sud. Siamo qui esattamente per dire questo».
Per i dem incarna «l’idea di libertà e sicurezza»
Ora, per chi pensasse che si tratta di esagerazioni legate all’ultima fase della campagna elettorale, resta a imperitura memoria l’affermazione di un mesetto fa con la quale Letta rivendicava che Speranza è «il nostro punto di riferimento. Ha impersonificato in questi due anni cosa vogliono dire le nostre scelte a favore della sicurezza dei cittadini, una sicurezza che ha garantito libertà». Speranza. Sicurezza e libertà. Vigile attesa e Green pass. Tachipirina e chiusure.
Meloni: «Basta saperlo…»
Ma allora era nei giorni a ridosso di ferragosto, magari la cosa poteva passare un po’ sotto traccia. Una eventualità oggi impossibile. Dunque, Letta è proprio convinto e, appunto, non si capisce se sia una posizione dettata più dalla disperazione dettata dal dover scegliere tra Speranza e Ferragni o da uno scollamento della realtà che a sinistra non difetta mai. Ma tant’è, sarà che in effetti l’idea della sinistra di sicurezza e libertà è davvero quella impersonificata da Speranza.
«Ecco cosa accadrebbe in Italia con un governo di sinistra a guida Pd: conferma di Speranza e delle sue politiche fallimentari, quindi limitazioni continue, chiusure inutili, compressione delle libertà, mancata messa in sicurezza di scuole, luoghi e mezzi pubblici. Basta saperlo e ricordarsene il 25 settembre», commentò allora Meloni.