Libero e Domani, da fronti opposti, stesso giudizio: “Meloni ha vinto la sfida con Letta”

13 Set 2022 9:20 - di Luisa Perri
Letta Meloni

Chi ha vinto la sfida tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta andata in onda ieri sul sito del Corriere.it? Negli Usa i sondaggisti si attivano appena finito il faccia a faccia, in Italia non si può fare. Al massimo, bisogna fare affidamento sui commenti dei giornali. Stavolta, però, la vittoria alla leader di Fratelli d’Italia viene assegnata anche da fronti inaspettati.

«Enrico Letta ha perso il confronto televisivo con Giorgia Meloni, il primo e forse l’unico della campagna elettorale (sul sito del Corriere della Sera)». Nel commento del Domani, quotidiano dichiaratamente di sinistra, c’è il risultato del faccia a faccia di ieri. «Meloni comunica – osserva il direttore Stefano Feltri – Letta no. Il problema, ovviamente, non è soltanto di comunicazione: il centrosinistra non ha elaborato una vera idea di paese da contrapporre alle destre e neanche una coalizione con un progetto politico. Avrà tempo per pensarci all’opposizione».  

Libero sintetizza in modo ancora più colorito: «La Meloni si mangia Enrico» campeggia sotto al titolo “Cotto Letta”.  Scrive Pietro Senaldi: «Il confronto è stata un’agonia per il segretario del Pd, cotto e poco preparato rispetto alla rivale, che aveva studiato un po’ di più e gli ha dato una lezione mediatica e politica. Malgrado qualche assist del moderatore, il leader del Pd non è mai riuscito a entrare in partita, ha attaccato a testa bassa per essere poi puntualmente infilato in contropiede. Non ha proposto nulla, se non la criminalizzazione dell’avversario.

Il Fatto quotidiano evidenzia un confronto senza fibrillazioni, tranne che sulle adozioni gay: «Il segretario del Pd attacca la leader di Fratelli d’Italia di voler decidere che tipo di amore “sia giusto o sbagliato”, lei replica a brutto muso che “non è così, ma preferisco una famiglia con un padre e una madre”. Per il resto del dibattito, organizzato dal Corriere della Sera e moderato dal direttore Luciano Fontana, i due leader principali si scontrano, ma senza sussulti».

La Verità inquadra così il faccia a faccia: «Rispecchia quello che è stato fino a ora il leitmotiv (anzi il lettmotiv) della campagna elettorale: il segretario del Pd dimesso, rassegnato, dedica la maggior parte del suo tempo a parlare di Ungheria, gira intorno all’argomento «destra pericolosa» e avendo la leader di Fdi al suo fianco evita di parlare di rischio fascismo, argomento propagandistico al quale non credono più neanche i più irriducibili tra i pochi elettori rimasti ai dem. La Meloni, da parte sua, dimostra di avere le idee più chiare sui programmi e le cose da fare”

Anche Il Foglio cita il momento sulle adozioni gay quello tra i più incandescenti: «Per rispondere al segretario del Pd che l’accusava di attentare ai diritti civili e di voler “normare l’amore” tra le persone, rispondeva così, ironica e familiare, prendendolo seccamente per la collottola del nome: “Lo Stato non norma l’amore, Enrico. Io sono cresciuta in una famiglia con un genitore solo, come sai bene… secondo te voglio normare l’amore?».  «Alla fine – chiosa Salvatore Merlo – resta la piacevole sensazione di un dibattito civile, anche se ha fatto arrabbiare Calenda e gli altri esclusi, ed certamente dispiaciuto a Bruno Vespa cui l’Agcom l’aveva vietato per ragioni di par condicio.» 

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