Long Covid, un esame del sangue sulle “proteine spia” lo può prevedere: ecco perché

27 Set 2022 14:14 - di Redazione
Long Covid

Ancora passi avanti sul fronte della ricerca sul e intorno al Covid. Un esame del sangue eseguito al momento dell’infezione da Sars-CoV-2 promette di prevedere la sindrome Long Covid. Come? Individuando i pazienti più a rischio di disturbi a un anno dal contagio. È la novità che riferisce l’Adnkronos, e che emerge da uno studio pubblicato su eBioMedicineThe Lancet. Una ricerca condotta da un team dell’University College London (Ucl) su piccoli numeri.

Long Covid, un test del sangue lo può prevedere

Se indagini più ampie confermeranno i risultati, gli autori prospettano la possibilità di predire la sindrome post Covid-19 offrendo un test già al momento della diagnosi di positività al coronavirus pandemico. Il futuro esame misurerebbe i livelli di una serie di proteine, le cui concentrazioni plasmatiche sono risultate particolarmente alte nei contagiati con sintomi persistenti dopo 12 mesi dall’infezione.

I test sul plasma di 54 operatori sanitari con Covid

Gli scienziati hanno analizzato campioni di plasma di 54 operatori sanitari con Covid, dato che un tampone molecolare o test degli anticorpi devono aver confermato, e su campioni che i ricercatori hanno prelevato ogni settimana, per 6 settimane, nella primavera 2020. Confrontandoli poi con campioni che, sempre gli addetti ai test, hanno raccolto nello stesso periodo da 102 sanitari che non risultavano contagiati dal Sars-CoV-2. Attraverso tecniche mirate di spettrometria di massa, gli autori hanno studiato come Covid-19 influenzava i livelli di proteine plasmatiche nell’arco delle 6 settimane.

Long Covid, lo studio sulle concentrazioni anomale di proteine

Hanno così rilevato concentrazioni anomale, molto elevate, per 12 proteine su 91 valutate. Evidenziando che il grado di anomalia nelle concentrazioni proteiche era associato alla gravità dei sintomi. Il team ha inoltre osservato che, al momento della diagnosi di positività a Sars-CoV-2, livelli anomali di 20 proteine erano predittivi di disturbi che permanevano a un anno dal contagio. La maggior parte di queste proteine “spia” erano legate a meccanismi anticoagulanti e antinfiammatori.

Il ricorso all’intelligenza artificiale

I ricercatori hanno quindi chiesto aiuto all’intelligenza artificiale, addestrando un algoritmo di apprendimento automatico che ha imparato a esaminare i profili proteici dei partecipanti, ed è stato in grado di distinguere tutti gli 11 operatori che 12 mesi dopo l’infezione riferivano almeno un sintomo persistente. Un altro strumento di apprendimento automatico è stato usato per stimare la probabilità che il test avrebbe di sbagliarsi, indicando un possibile tasso di errore del 6%.

 

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