L’ossessione del fascismo corre in bicicletta: polemica sul casco di Filippo Ganna con la “fiamma”
La polemica sulla Fiamma tricolore arriva fino in Australia e corre sulla biciletta- anzi sul casco – del nostro Filippo Ganna. Era impegnato alla prova a cronometro sottotono ai Mondiali Wollongong 2022 conclusa al settimo posto. Ma la discussione non ha avuto nulla di sportivo. A catalizzare le ossessioni nostrane è una fiamma tricolore disegnata sul lato frontale del casco del ciclista italiano. Subito si sono messi in moto i gendarmi della propaganda. Che Ganna sia un propagandista di FdI? Così, il senso del ridicolo e l’ossessione per la fiamma tricolore racchiuso nel simbolo di FdI ha tenuto banco. Una facezia, una stupidaggine. Il “reo” di tale disegno è Stefano Barzaghi, l’artista dei caschi a cui Ganna e molti altri corridori si affidano da parecchi anni, è voluto intervenire e smontare l’assurda polemica. L’immagine non vuol far riferimento alla politica. Anzi, non è nemmeno un fiamma.
Il “creatore” del casco, Barzaghi: “Si tratta di un fulmine tricolore, niente di politico”
«Filippo mi ha dato carta bianca e ho voluto immaginare per lui una sorta di fulmine tricolore nell’azzurro. Il casco gliel’ho recapitato una decina di giorni fa, era molto contento. Visto in tv, questa mattina, mi ha ricordato la fiamma sui caschi dei pompieri». Una spiegazione lineare rilasciata a Repubblica in cui l’artista è stato costretto a dare spiegazioni. Infatti l’immagine richiama delle saette più che una fiamma. Ma a molti “fissati” il disegno ha creato un cortocorcuito: «Nessunissimo riferimento politico. Dalle questioni della politica restiamo totalmente estranei», ha aggiunto Barzaghi a chi ha voluto paragonare le saette tricolori sul casco di Ganna a quella dei partiti politici.
Fiamma sul casco, Tony Damascelli: “Fasciofobia”
Una faccenda ridicola. Filippo Ganna puntava dritto al terzo titolo consecutivo, dopo le vittorie messe a segno a Imola e Leuven. Ma il campione della Ineos è stato invece protagonista di una prova opaca, “illuminata” soltanto dalla polemica politica, confluita sui social. Ad una settimana dalle elezioni politiche, c’è chi ha protestato per quello che sembrava un assist ad uno dei partiti in lizza. Ma il ciclista non ha voluto nemmeno commentare il fatto di essere stato preso per un testimonial dei FdI. Si è concentrato soltanto sulla delusione per il suo settimo posto: “Chiedo scusa ai tanti appassionati che si sono svegliati presto questa mattina per sostenermi. Il mio dispiacere aumenta al pensiero che in qualche modo possa aver deluso le loro aspettative”. Parla di “fasciofobia” un godibile commento di Tony Damascelli, editorialista sportivo del Giornale:
“Riformiamo le Fiamme gialle”
“Come si dice nel gergo calcistico, sono saltate le marcature: qualunque schizzo, disegno, immagine, fotogramma provoca il rossore sulla pelle dei soliti noti; soprattutto nelle falangi di alcuni giornali là dove il fascismo non è un fantasma, non è un’ipotesi, non è un pericolo è una certezza assoluta”. E conclude: “La fasciofobia è un virus che non prevede alcun tipo di vaccino: anzi quello più naturale, il voto, non viene considerato democratico in caso di sconfitta. E allora avanti popolo alla riscossa contro qualunque cosa prenda la forma di fiamma e affini: si potrebbe ipotizzare dunque una riforma delle fiamme gialle?”.