Luca De Carlo (FdI): Pronti ad aiutare gli agricoltori, ecco il nostro Piano Strategico Nazionale
“Dal 26 settembre gli agricoltori italiani possono essere certi che l’Agricoltura italiana torna ad essere centrale nell’agenda dell’azione di governo grazie a Fratelli d’Italia, tornerà ad essere il settore primario. E non solo quel settore, che viene tirato in ballo se c’è una crisi energetica o una crisi alimentare o la pandemia”: Luca De Carlo, senatore di Fdi uscente e ricandidato è responsabile del Dipartimento Agricoltura del partito di Giorgia Meloni. E spiega al Secolo cosa devono attendersi gli agricoltori italiani da un nuovo governo di Centrodestra con Fratelli d’Italia alla guida e Giorgia Meloni premier.
Come si muoverà Fratelli d’Italia in questo senso?
”Faremo – assicura De Carlo – un Piano Strategico Nazionale sull’Agricoltura per mettere al centro la produzione e la trasformazione e consentire, soprattutto, ai nostri produttori agricoli di avere un reddito dignitoso che gli permetta di essere la base su cui poggia il nostro record di export dell’agroalimentare: quest’anno ha raggiunto i 52 miliardi. Ma senza una base di agricoltori soddisfatti difficilmente potremo mantenere questo record”.
C’è però un problema di costi energetici, che sono arrivati alle stelle e di mancanza di materie prime come i concimi che venivano importati in buona parte dai paesi dell’est, dalla Russia. E che ora sono bloccati, in alcuni casi, nei porti a causa delle sanzioni. Produrre concimi ha costi energetici enormi.
”Se l’agricoltura è centrale, se è un settore strategico – e lo è perché prima di lavorare dobbiamo alimentarci – è altrettanto vero che bisogna supportare gli agricoltori sia sui costi energetici, sia sui costi del carburante. Pensare che il carburante agricolo costi come il carburante normale, o poco meno, cioè che chi usa il carburante per produrre lo paga come gli altri, è un’assoluta follia”.
Quali saranno gli interventi sui costi energetici?
“Intanto definendo le imprese agricole come imprese energivore, perché questo è. Poi estendendo a loro i crediti d’imposta, dando loro la possibilità di produrre e di cedere energia non solo per l’autoconsumo ma anche per metterla in rete, perché è assurdo che si produca di giorno energia vendendo il surplus all’Enel a un x di prezzo e poi quando la si va a ricomprare di notte dall’Enel costa quattro volte tanto”
Che tipo di intervento si farà in questo senso?
Il Piano Strategico Nazionale dell’Agricoltura si interseca con il Piano Strategico Nazionale sull’Energia. Noi dobbiamo finalmente capire con quali fonti energetiche intendiamo far andare avanti questa Nazione. E da qui parte tutto.
Se noi decidiamo che le fonti energetiche devono essere nucleare e trivelle noi dobbiamo costruire un sistema che chi sfrutta questa energia lo faccia a prezzo ridotto.
E invece per quanto riguarda la mancanza di materie prime come i concimi che sono fondamentali per l’agricoltura e che sono bloccati dalle sanzioni?
Primo: il Piano Strategico Nazionale prevede anche che la produzione di una parte di concimi possa avvenire in Italia.
Due: che i concimi, anche quelli naturali come il letame, non vengano considerati un costo per le aziende ma un valore aggiunto. Basta con l’assurda campagna anti-produttivista, anti-agricola e pseudoambientalista che abbiamo vissuto in questi anni.
Tre: se l’Europa è veramente ciò che noi auspichiamo sia, cioè un grande mercato, un grande mercato deve aveee regole uguali per tutti e non consentire , per esempio, che qualcuno possa tenere il prodotto nei propri silos per fare speculazione.
Noi in Italia non siamo autosufficienti sulle produzione alimentari. Lo siamo però a livello europeo se togli la soia. L’Europa deve essere solidale, facciamola lavorare in questo senso – si può fare – affinché l’Italia non sia mai in crisi visto che riusciamo a produrre tutto ciò che consumiamo. Questo è lo spirito con cui nacque l’Europa. Se invece l’Europa è solo speculazione e finanza, beh allora cambiamola.
L’agricoltura ha dovuto affrontare quest’anno una siccità terribile che l’ha letteralmente messa in ginocchio. L’acqua dei Consorzi è antieconomica, ha costi altissimi e spesso proibitivi per gli agricoltori. La realizzazione delle vasche di raccolta si scontra con un certo ambientalismo salottiero. Come si esce da tutto questo?
“La scelta è semplicissima. In Italia si trattiene solo l’11 per cento dell’acqua piovana.
La media europea supera il 25 per cento. Il Veneto, la mia Regione, trattiene solo il 5 per cento dell’acqua piovana.
Quindi va fatto un piano, all’interno del Piano Nazionale Strategico sull’Agricoltura, che prevede la costruzione di bacini di accumulo.
E questo non solo per affrontare meglio i periodi di siccità ma, anche, per affrontare un costo che non può essere quello spropositato – dice Luca De Carlo sillabando la parola – ed esorbitante che, invece, gli agricoltori italiani sono costretti ad affrontare ora”.
Come se non bastasse c’è l’Europa che sembra non amare gli agricoltori italiani. È un certo ambientalismo estremo che ritiene di essere l’unico titolato a poter dire la sua sull’ambiente.
“La politica Green, cioè quella del New Green Deal europeo già prevedeva che l’Europa avrebbe prodotto il 7% in meno. Gli Stati Uniti già si fregavano le mani a fronte di questo perché se produci il 7% in meno vuol dire che qualcun altro produce e venderà il 7% in più.
Ecco noi dobbiamo saper coniugare l’agricoltura e la sostenibilità ambientale, che è intrinseca nell’agricoltura: non esiste un agricoltore che sfrutta il suo terreno perché sa benissimo che domani dovrà continuare a coltivarlo.
Dobbiamo usare la chimica fino a quando non abbiamo un’alternativa. E dobbiamo produrre di più e meglio. Anche perché se il 25% è l’obiettivo che hanno messo sul biologico, sul restante 75% del terreno bisogna produrre di più e meglio.
E, quindi, più tecnologia, più innovazione. Fino ad oggi tecnologia e innovazione sono stati, nel 90% dei casi, appannaggio, a seconda della sensibilità, dei singoli agricoltori”.
Ecco, per Fratelli d’Italia cosa significa, in pratica, più innovazione in agricoltura.
“La capacità di applicare tecniche innovative anche in agricoltura. I nostri agricoltori già fanno la Smart agricoltura. Lo fanno già con i loro soldi, lo fanno già investendo autonomamente. Vuol dire ottimizzare l’acqua, avere sistemi che consentano di irrigare solo quando è necessario, l’utilizzo di software d’avanguardia. Esiste già già tutto questo. Bisogna solo fare in modo che tutti gli agricoltori abbiano a disposizione queste innovazioni”.
Innovazione però, non significa Ogm, ovviamente.
“Non significa Ogm. Significa che questa Nazione ha un patrimonio importante di biodiversità che va esaltato con le Tea, le Tecniche di Evoluzione Assistita”.
Cosa sono le Tea?
“Sostanzialmente di una genetica di una pianta viene “tagliato” ciò che non va bene e si “ricuce” con ciò che va bene. Si esclude una cosa, ma all’interno della stessa pianta, del suo patrimonio genetico”.
Questo procedimento non è Ogm, naturalmente.
“Non è Ogm perché non viene introdotto nulla di esterno nel patrimonio genetico della pianta. Ma, purtroppo, oggi le Tea sono equiparate agli Ogm, sebbene siano due cose completamente diverse”.
Chi equipara Tea e Ogm?
“L’Europa”.
Cosa sono i cosiddetti “dazi di civiltà” e come si applicano sui prodotti dell’agroalimentare?
“Se io importo da una regione che non ha sensibilità sia sulla qualità del prodotto, sia sul livello di attenzione verso gli operai e non rispetta tutte quelle regole che noi dobbiamo, giustamente, applicare e rispettare facendo salire i nostri costi di produzione, si applicano dei “dazi di civiltà” a quei prodotti che fanno concorrenza sleale ai nostri produttori”.
A proposito di concorrenza sleale. L’Europa si è inventata il Nutriscore, il semaforo rosso sull’ agroalimentare che va a colpire molti prodotti italiani utilizzando paramenti punitivi. E, come se non bastasse, i produttori dell’agroalimentare devono vedersela anche con l’Italian sounding, l’imitazione di prodotti italiani nel mondo con falsi clamorosi. Fratelli d’Italia al governo come difenderà la nostra Nazione?
”Se si parla di Nutriscore in Parlamento è proprio grazie alla mozione che presentai io, prima alla Camera, già nel 2020, e poi al Senato. Però certe questioni vanno trattate prima in Europa. Noi dobbiamo fare una task force già in Europa per difendere il prodotto italiano, altrimenti quando poi il problema arriva al Parlamento italiano è già troppo tardi. La soluzione è già più complicata nonostante noi abbiano dei personaggi veramente validi all’interno del ministero delle Politiche Agricole.
Noi dobbiamo, invece, avere una squadra forte in Europa che difende il nostro prodotto”.
E per combattere l’italian sounding?
“Se il prodotto italiano vale 100 miliardi ed esportiamo per 52 miliardi vuol dire che ci copiano per il doppio di quello che noi esportiamo. Questo va protetto. Mettere una bandiera italiana su un prodotto non può essere discriminante per i prodotti degli altri Paesi. Questo va fatto percepire all’Europa”.