Pd in tilt, Travaglio fa il contropelo a Letta: «Deve solo dire “faccio schifo, votatemi”»
Ormai è una specie di Cimabue, non il grande maestro di Giotto bensì quello della pubblicità di Carosello. Ricordate? «Fa una cosa, ne sbaglia due». Ecco, Enrico Letta è in quella stessa scia, novello re Mida al contrario che trasforma in errore e gaffe tutto quel che tocca – pardon – dice. L’ultima scivolata, proprio ieri, sul Rosatellum elettorale: «Mette a rischio la democrazia», ha tuonato. Già, ma chi l’ha fatto? Proprio il Pd, di cui Letta è segretario. In pratica, un’auto-denuncia, che è sempre meglio di una denuncia contro ignoti.
Letta è un ormai re Mida rovesciato
Figuriamoci, perciò, se il re Mida rovesciato poteva sfuggire ad un occhio di lince (non di tigre!) come Marco Travaglio. No, non poteva. Tanto è vero che ne è stato affettuosamente massaggiato nel consueto editoriale con tanto di pelo e contropelo. Con ragione. E sì, perché tra legge elettorale, reddito di cittadinanza, Jobs act e salario minimo Letta non ne ha imbroccata una. Risultato: nessuno riesce a capire una mazza di quel che il Pd pensi e e voglia fare, salvo – ovviamente – inseguire ora i 5Stelle, ora Azione sul loro stesso terreno. Con esiti disastrosi, per altro.
La gaffe sul Rosatellum
In pratica, per arraffare qualche voto Letta è costretto a rinnegare in tutto o in parte quel che il suo partito ha fatto in passato: del Rosatellum si è già detto, ma lo stesso vale per il Jobs act, per il RdC o per il salario minimo. Al punto che la chiusa che Travaglio mette in bocca ai dem è a dir poco impietosa: «Facciamo schifo, votateci». Non ha tutti i torti, alla luce dello spogliarello di Letta, che intanto accumula più figurine di palta lui che punti della Mira Lanza una casalinga degli anni ’60. Gli serviranno per vincere il premio di peggior leader dem di sempre. Sempre che non rinsavisca fino a dire: «Facciamo schifo, non votateci».