Per sopravvivere alle angosce del presente occorre fare come suggerivano i Greci
Abbiamo bisogno, bisogno, abbiamo bisogno, proprio bisogno, necessità e urgenza dì qualcosa di affermativo, di un traguardo riuscito,limpido, gioioso, un risarcimento. No, incredibile vivere, resistere all’incubo del peggio, quasi dovessimo perpetuamente difenderci. Assurdo. Dunque tutte le fanfaronate della Scienza e della Tecnologia si torcono contro di noi, addirittura a repentina vicinanza con la non sopravvivenza. Che avviene? Vi è qualcosa di malato nelle società? Nelle società, non soltanto nell’uomo. Che l’uomo abbia naturalmente disposizione al male lo sappiamo dal primo antenato. Ma adesso che avremmo da vivere nel benessere, come accade che rischiamo di non sopravvivere! Addirittura di raggiungere un conflitto nell’epoca dei conflitti definitivi che metterebbero fine a tutta l’umanità! Se il risultato potrebbe essere questa configurazione , fermiamoci, sospendiamo le contese , giacché queste contese recano al diluvio. Basterebbe tale possibilità per frenarci.
Energia e guerra, un quadro angosciante
Non dovremmo essere pazzi da proseguire sulla via del baratro! Non è la via del baratro? Come saperlo se tutto ciò che accade è al negativo! Qualcosa va bene? Quale? Come detto, viviamo nell’angoscia della sopravvivenza non già nel piacere dell’esistenza. Vogliamo continuare? Sia. Ma potremmo anche riconsiderare come stiamo vivendo e le prospettive di continuare questo modo. Se nel pieno della potenza energetica rischiamo la penuria, se il denaro perde valore, e le imprese potrebbero non continuare ad imprendere, e chi lavora non stringere lavoro, fermiamoci , oltrepassiamo le appartenenze e le accuse, lo vediamo, non servono: non è che se uno si dichiara europeista conclude, non conclude chi si proclama atlantista, non conclude chi si definisce russofilo, o chi si qualifica cinesista. Al punto in cui siamo facciamo come i greci nel loro periodo critico: sospendiamo il giudizio e cerchiamo di capire al di sopra delle fissazioni, non rinunciando alle identità, l’opposto, capire e volere con precisione e non correre al buio accecato.
Rischi e prospettive: serve un momento di riflessione
Sospendiamo il giudizio, rifacciamo i conti, non continuiamo sulla strada accidentata, se ci convinciamo di percorrerla sia, purché avveduti. Al presente non vi è spiraglio salutare. Si chiedono alla gente solo o soprattutto sacrifici e tempi ruvidi. Recisamente, non tempi neri con l’alba prossima, bensì tempi neri che potrebbero offuscarsi inabissevolmente. Questa la realtà. Se la vogliamo coscientemente e responsabilmente ciascuno ne assuma resposponsabilità, se avanziamo soltanto per fede alle appartenenze, erriamo. Ciasuono si interroghi. Sono europeista. Con quali fini raggiunti? Sono atlantista. Con quali scopi ottenuti? Sono russofilo. Che ho concluso?Sono cinesiano. Che me ne è venuto? Poi magari tutti insieme potremmo rivolgere a noi stessi ed al prossimo la domanda ipertrofica: amiamo la vita e vogliamo essere felici o vogliamo suscitare una condizione di cani con la rabbia a denti scoperti sempre ad abbaiare, a sbranare, a infettare? No, non si tratta di volere l’uomo buono. Si tratta di non volerlo soltanto malvagio e meschinizzato. Non la pace a tutti i costi, ma non la guerra e soltanto la guerra. E, se scegliamo la guerra sapere, volere i risultati non farseli esplodere tra le mani. Il meno possibile.