“Pronto, sono Enrico”: Letta e i volontari dem provano a recuperare voti con le telefonate a casa
Adesso Enrico Letta e il Pd per recuperare 20 punti di distacco nei sondaggi puntano anche sulle telefonate a casa. Ne dà notizia un servizio del Domani, che ha effettuato un viaggio tra le migliaia di volontari fisici e digitali del Pd. Le telefonate a casa, almeno venti persone «incluso i parenti che senti solo a Natale» per ognuno, non sono ancora partite, il D day è fissato per il 23 settembre e gli elenchi dovrebbero essere tratti dai contatti delle primarie democratiche.
Nel vademecum dei volontari le risposte da dare agli indecisi
Del lavoro dei “centomila volontari porta a porta”, annunciati da Letta, finora si è visto poco. Ha suonato piuttosto come l’ennesima rodomontata del segretario Pd. Di “occhi della tigre” in giro se ne vedono davvero pochi. I volontari dem sono divisi in due categorie: queli che si limitano alla propaganda sui social e i «volontari fisici». Da una parte i militanti vecchia maniera, che distribuiscono i volantini nelle cassette della posta o per strada. Dall’altra quelli davanti a un computer o un telefono.
Telefonate a casa del Pd: il 23 settembre scatta l’offensiva
A loro disposizione la “tigrosa” macchina da guerra di Letta ha offerto anche alcuni vademecum. Ve ne sarebbe uno specifico, dice il Domani, sulle telefonate. Si spiega anche cosa dire: «Pronto, buongiorno, scusi il disturbo, sono Mario e la chiamo dal comitato elettorale del Partito democratico». Un altro vademecum si chiama «I 10 passi»: è una lista di consigli su come organizzarsi per convincere il maggior numero di elettori, tra cui ad esempio invitare qualche indeciso a prendere un caffè. E infine c’è il terzo breviario, quello con le risposte preconfezionate a domande o contestazioni che si reputano più frequenti. E qui si evince l’idea della campagna dei vertici del partito. Cinque risposte prefissate, all’inizio del testo, riguardano il caro bollette, incluso il credito d’imposta per le imprese, poi il bonus inflazione che riguarda quasi lo stesso tema, seguono altre risposte, nell’ordine, su scuola, sport, finti stage, flat tax e per finire sul governo della destra. A questo proposito manca il “tormentone” di Letta sui rischi per la democrazia di un possibile governo Meloni. Anche nel Pd sanno che non abbocca più nessuno a questa frottola. Quelli del Pd consigliano di insistere su Giorgia Meloni ministro delle Politiche giovanili (14 anni fa) nell'”odiatissimo” governo Berlusconi. Basterà per non farsi riattaccare il telefono in faccia?