Rai, la sinistra in trincea: dalla Annunziata a Damilano, i “resistenti” si mettono l’elmetto
La “Brigata Rai” sta scavando la trincea anti Fratelli d’Italia. Perché anche per Viale Mazzini, ovviamente, il risultato del voto è stato uno choc che ha mandato subito in totale confusione. Il rodimento di fegato ha avuto subito la sua raffigurazione plastica in Lucia Annunziata, che guardando alla percentuale di voti ottenuti da FdI ha tentato l’inosabile: sminuirne la portata. «Gli exploit sono sopra il 30%, quindi non lo è il 26% di Giorgia Meloni», ha osservato stizzita, aggiungendo che «Forza Italia potrebbe fare la stampella del Terzo polo». La notte elettorale su Rai 3 è stata una notte nera e tempestosa. Marco Damilano ipotizzaava scenari da terremoto politico, mentre l’ex Manifesto Daniela Preziosi fin dall’espressione rivelava cospicui fastidi. A nulla hanno portato il delirio di Henry Levi a cui Damilano ha dato facoltà di affermare “che gli elettori non vanno ascoltati”. Oltre alla massiccia dose di negatività gettata dal filosofo francese su Meloni e Salvini.
La trincea Rai della sinistra, dal Tg1 al Gr1
A nulla è servita la segnalazione di Elisa Anzaldo sui “peccati” della leader di FdI. A nulla è servito “dimenticare” nel Gr1 la notizia dello scandalo Albino Ruberti, che ha travolto il Pd romano. Dunque la “brigata Rai”, come la definisce felicemente un lungo servizio de la Verità, si prepara a “resistere”, temine portato in auge in questi giorni da Saviano e altri sinistri. Per cui mezzibusti ed editorialisti di lungo corso come Annunziata, e soprattutto una rete come Rai 3 con gli approfondimenti; e un direttore di Tg “amato dal Pd, l’ortodosso e abile Mario Orfeo” sono pronti a fronteggiare il nuovo corso. Ma non solo, anche Rai 1 che si è trasformata in un “feudo di sinistra dopo la cura di Stefano Coletta, mandato tre anni fa da Rai 3 per impiantare nel corpaccione dell’ammiraglia i caratteri dominanti di TeleKabul”. Che non hanno dato i frutti sperati. Anzi, gli ascolti di Unomattina stanno ormai perdendo la sfida con Mattino Cinque. La sinistra televisiva con l’arrivo delle direzioni tematiche è diventata trasversale alle reti.
Rai, l’ala sinistra si preparava già in estate
“Gli Approfondimenti sono presidiati dall’equidistante Antonio Di Bella (pensionando a marzo 2023), ma il Daytime – l’intrattenimento con ospiti anche politici – è guidato da Simona Sala, ex RadioRai o RadioKabul; dem primordiale, intervistatrice preferita di Romano Prodi ed Enrico Letta alle feste de l’Unità. Se il vento di sinistra non è arrivato dentro le cabine elettorali”, la sinistra televisiva è sulle barricate. Già in estate preparavano la trincea: al convegno «Left Wing» (ala sinistra), con argomento la Rai e benedetto dall’Usigrai, c’erano due consiglieri d’amministrazione: la piddina Francesca Bria e il rappresentate dei dipendenti Riccardo Laganà. “Al think tank ultraprogressista hanno timbrato il cartellino anche Coletta (direttore del PrimeTime), Vianello (RadioRai), Andrea Montanari (Radiotre), l’immancabile Sala (Daytime); Daniele Macheda (segretario Usigrai), Stefano Marroni (ex Repubblica, capufficio stampa RaiCom); Claudia Mazzola (Ufficio Studi): quest’ ultima già candidata alle primarie grilline per il cda”.
La seconda via della gauche di Viale Mazzini: il trasformismo per sopravvivere
Ma in Rai c’è anche un’altra strategia, oltre le barricate. Ed è il trasformismo: quello che viene ben definito come “L‘appeasement, il farsi concavi, favorito dalla straordinaria inclinazione al trasformismo della casa”. Primum sopravvivere, è il motto. Un’operazione tentata – secondo la ricostruzione della Verità- dall’ad Carlo Fuortes, che non sarebbe intenzionata a lasciare la poltrona. Anche perché i suoi sponsor (Antonio Funiciello, Enrico e Gianni Letta, Dario Franceschini) “hanno quasi totalmente tolto il disturbo”. Secondo i bene informati il numero uno della Rai ha già deciso “lo scambio”. “Il cadeau di benvenuto ai nuovi padroni: la testa di Monica Maggioni, la direttrice del Tg1”.