Renzi e Calenda si punzecchiano pure nel comizio finale. Berlusconi: “Gonfiati dai media, sono sempre Pd”
Rigorosamente distanti, con Matteo Renzi che parla all’inizio del comizio e Carlo Calenda in coda, senza che sul palco il leader di Italia Viva salga per la photo opportunity. Il comizio al Gianicolo, luogo simbolo della storia repubblicana, ma soprattutto location che si presta a valorizzare le poche centinaia di partecipanti, finisce con pochi effetti speciali e molte punture di spillo. Quelle tra i due “galli” del piccolo pollaio del Terzo Polo.
Renzi su Calenda: “Abbiamo litigato ma lo abbiamo nascosto”
Il primo a far capire che aria tira è il senatore di Rignano. “Quando litigheranno per la prima volta Calenda e Renzi? Era il quesito dei giornalisti e di tanti ma noi siamo stati bravi più che a non litigare a non farlo sapere”. Renzi scherza ma non troppo parlando alla piazza di Azione, spiegando che la coalizione con Carlo Calenda “è stata l’unica novità della campagna elettorale” puntando su competenza e serietà e ribadendo la fede nell’Europa contro “chi negli altri a schieramenti” la mette in discussione.
Calenda contro le mancette elettorali davanti a Renzi, padre del bonus da 80 euro
“Sapete quanto spendono ogni anno per farsi curare privatamente? 40 miliardi. Agli italiani infatti fanno il gioco delle tre carte: ti do il reddito di cittadinanza, ti faccio rifare la casa con il super bonus ma intanto quanto si spende per le cure private e le scuole dove mandare i nostri figli?”. Il leader di Azione, Carlo Calenda, parlando dal palco della manifestazione che chiude la campagna elettorale, torna a fare esempi concreti come nel caso della sanità. “Un Paese che fa aspettare 13 mesi per fare una tac non è paese civile. Partiamo da lì” dagli italiani. Tutto giusto, ma Calenda omette di dire che nel Terzo Polo c’è il padre del “bonus da 80 euro”. Su mancette e su giochi delle tre carte detengono il copyright.
Carfagna fa la diva: “Il centrodestra mi aveva promesso un ruolo importante”
Gli interventi degli altri candidati non infiammano i cuori: la Carfagna, che sognava di essere l’anti-Meloni, è ridotta fare da valletta del duo Renzi e Calenda. La Carfagna evoca le motivazioni del no a Giorgia Meloni dicendo alla piazza di Azione che “la leader del centrodestra ha votato in Europa contro la convenzione di Istanbul e auspica in Spagna la vittoria del partito Vox che è il più contro la parità di genere che c’e, che vuole abolire le quote rosa, legge che è riuscita a far emergere il talento di tante donne italiane”. Le quote rosa del Terzo Polo invece non sono pervenute. L’ex ministra per il Sud lascia intendere pure che le è stato proposto un ruolo importante in un futuro possibile governo del centrodestra ma che non ha avuto dubbi “tra chi sceglie Draghi e chi Salvini”.
Berlusconi: “Chiamatelo Quarto Polo, il voto a loro è sprecato”
Chi non ha dubbi è Silvio Berlusconi, che chiudendo la campagna elettorale al teatro Manzoni di Milano, ha liquidato Renzi e Calenda. “Non mi pare che l’attenzione che il giornalismo dà a Calenda & company sia pari all’attenzione dei cittadini. La gente di questi signori se ne frega”. E ancora: “La domanda che mi fanno: quanto staranno ancora insieme Renzi e Calenda? Mezza giornata, tre ore o cinque minuti”, ha detto Berlusconi, aggiungendo che “i cinquestelle sono il vero terzo polo e, quindi” Renzi e Calenda “sono il quarto polo. Dicono di essere di centro, ma Calenda è stato ministro di un governo del Pd ed è tuttora europarlamentare del Pd. Non raccontino storie”.
“Io penso che gli italiani siano abbastanza intelligenti da capire che un voto a loro è sprecato, perché eleggeranno pochissimi parlamentari e faranno parte di un’opposizione che sarà sicuramente egemonizzata da Pd e M5s”, ha concluso il presidente di Forza Italia. Impossibile dargli torto.