Richetti querela Fanpage. E scopre la piaga del killeraggio elettorale: «Così si distruggono le persone»
Matteo Richetti ha dato mandato ai propri legali per procedere contro Fanpage, tanto in sede civile quanto in sede penale, a seguito dell’articolo in cui una donna accusava di gravi molestie sessuali un senatore che poi è stato identificato con lui. A renderlo noto è stato l’ufficio stampa di Azione, spiegando che la querela renderà «possibile accertare la palese falsità delle accuse mosse nei suoi confronti e dei messaggi telefonici pubblicati dalla testata, senza neppure verificarli».
Richetti sporge querela contro Fanpage
Lo stesso senatore è intervenuto sul caso sia attraverso i social sia nel corso di un appuntamento elettorale, ribadendo quello che già il partito aveva sostenuto ieri, quando si era fatta insostenibile la caccia al “senatore molestatore” scaturita dall’articolo di Fanpage, ovvero che la vittima di molestie – stalking in questo caso – sarebbe lui che, a differenza della presunta vittima, ha sporto una formale denuncia ormai mesi addietro. Dunque ben prima che il caso, del quale pure si vociferava da tempo, lo travolgesse come sta accadendo in queste ore.
La versione del senatore di Azione
«La mia reputazione è stata infangata da un’intervista anonima negli ultimi giorni della campagna elettorale. Sono cose che non accadono in un Paese civile. Ora basta. Il 29 novembre 2021 ho sporto una denuncia che riporta i deliranti messaggi di una persona con scarso equilibrio», ha scritto Richetti su Twitter, aggiungendo che si tratta di «una denuncia che riporta le infamie verso tutta la mia famiglia. Tali messaggi, che sono stati allegati alla denuncia, chiariscono l’insussistenza di qualsiasi possibile molestia e le ragioni per cui ho denunciato la persona per stalking».
«Un racconto distorto che mi taglia la carne addosso»
«Tutto questo materiale era a disposizione di Fanpage», ha sostenuto ancora Richetti, aggiungendo che «vivo questo inferno da mesi insieme ai miei figli e alle persone che amo. Ma la verità è più vicina di quanto non si immagini». Sempre su Twitter, Richetti ha anche rilanciato il passaggio di un suo intervento a un appuntamento elettorale, nel quale ha detto che «noi non abbiamo la benevolenza dei giornali, c’è un racconto distorto. Io ne sto vivendo uno che mi sta tagliando la carne addosso. È successo a me, ma non è grave: è grave per le mie figlie, la mia famiglia, i miei genitori». «Non soffro solo il dolore, è una delle accuse più gravi che esistano. Io ho passato la mia vita a combattere la violenza sulle donne, una cosa schifosa. Ma mi sento impotente. Cosa devo fare? Denuncia, dicono. L’ho fatto».
Richetti scopre che c’è chi fa killeraggio in campagna elettorale
E, ancora, «non ho fatto conferenza stampa perché le calunnie si affrontano in un’aula tribunale, non sulle pagine dei giornali. Il problema – ha aggiunto – è quando il giornalismo in Italia arriva a non verificare una cosa che non corrisponde alla realtà». «Ma cosa informi – ha lamentato Richetti – se non riscontri cosa è accaduto? Diventi complice di una cosa enorme, che non è solo la diffamazione, ma è la distruzione delle persone». «E sapete perché è accaduto questo?», ha quindi chiesto Richetti alla platea. «Perché mancano pochi giorni alla fine della campagna elettorale», ha proseguito il senatore di Azione, aggiungendo che «qui serve una risposta che non è mica solo una risposta di una forza politica».
Insomma, in attesa che le autorità competenti facciano il proprio lavoro, resta agli atti che Richetti ha scoperto che in campagna elettorale c’è chi fa killeraggio e che questo killeraggio finisce per travolgere la persona, non solo il personaggio pubblico. Una deriva nella quale in molti, a partire dai dem che sono stati i suoi compagni di partito fino all’altro ieri, hanno sguazzato per anni, senza che rimanessero impressi suoi vigorosi interventi per arginarla.