Riforme e voto elettronico, il parere del costituzionalista Marini: “Può essere la volta buona”
“L’attuazione di riforme costituzionali attraverso una bicamerale è una strada percorribile ed una formula già sperimentata in passato. Qualsiasi modalità che possa costituire luogo di sintesi fra le forze politiche è benvenuta”. Così all’Adnkronos il costituzionalista Francesco Saverio Marini, professore di Diritto pubblico all’università di Roma Tor Vergata, che intervenendo sulla necessità di superamento del bicameralismo perfetto e sulla determinazione del leader di Azione Carlo Calenda a partecipare ad una eventuale bicamerale per le riforme istituita da Giorgia Meloni, afferma: “È un tema molto discusso e che certamente deve entrare nel dibattito. L’apertura e la proposta di Calenda sono apprezzabili ed è verosimile che saranno oggetto di discussione. È un approccio che dovrebbe essere la cifra di tutti i parlamentari”.
Bicamerale e assemblea costituente, il raffronto del costituzionalista Marini
Secondo Marini, “sia la bicamerale che l’assemblea costituente hanno vantaggi. La bicamerale è il sistema più rapido da istituire per fare sintesi politica perché si forma con i parlamentari già eletti; la Costituente invece richiede una nuova competizione elettorale, dunque è un procedimento più lento, ma ha il vantaggio di essere un organo verosimilmente con un livello di competenza tecnica più accentuato e questo potrebbe favorire la sintesi”.
Per quanto riguarda il superamento del bicameralismo, “potrebbe essere un fattore di equilibrio rispetto al presidenzialismo. Nel momento, infatti, in cui si rafforza la figura del vertice dell’Esecutivo attraverso l’elezione diretta occorre trovare strumenti di riequilibrio sul piano parlamentare e su quello delle garanzie – osserva il costituzionalista – Fra questi strumenti può trovare accoglimento anche un rafforzamento delle autonomie territoriali attraverso una camera rappresentativa delle regioni”.
Il costituzionalista Marini spiega come funziona il voto elettronico
Il costituzionalista e professore di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata, parla anche del voto elettronico. Garantisce o non garantisce la segretezza? “Problemi di segretezza ce ne sono in tutti i sistemi, forse qualche forma di sperimentazione con la modalità americana si potrebbe provare per tentare di contrastare la tendenza all’astensionismo”. Relativamente alle sperimentazioni in corso in alcuni paesi esteri osserva: “Sono modalità poco sperimentate e di cui è un po’ dubbia la segretezza, ma va detto che anche nel voto cartaceo ci sono meccanismi che non la garantiscono o che si prestano ad elusioni”.
“Dubbi sulla segretezza del voto? Ce ne sono con ogni sistema”
Marini spiega che il voto elettronico comprende due modalità: “Quella sperimentata negli Usa per le elezioni presidenziali, che comporta che vengano predisposte macchine e computer appositi su cui gli elettori vanno a votare; e quella sperimentata in Estonia, con il voto attraverso internet in base a cui l’elettore viene dotato di un macchinario che aggiunge al proprio pc e vota da casa con una password. Molti mettono in dubbio la possibilità che per quanto si possano introdurre meccanismi sofisticati sia sempre possibile violare o forzare le informazioni risalendo all’elettore – rileva il costituzionalista – Ma anche nel voto per posta o all’estero ciò può avvenire”.
“Il sistema va trovato, alla democrazia servono strumenti di nuova generazione”
Secondo Marini, “il sistema va trovato, anche se ovviamente la questione è molto complessa e tanti i timori. Va detto che in Germania, dove si era tentata qualche forma di sperimentazione, il tribunale costituzionale ha poi evidenziato una serie di limiti e problematicità in quella modalità di voto. Questo per dire – conclude – quanto può essere controverso il problema. Ma non si può negare che la democrazia richiede l’uso di strumenti di ultima generazione per avvicinare l’elettore alle istituzioni”.