Saman uccisa dal padre per questa foto, c’è la confessione. Meloni: ora una pena esemplare
“L’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore”. Sarebbero queste le agghiaccianti parole pronunciate in una conversazione telefonica dal padre della povera Saman Abbas, scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) dopo essersi opposta alle nozze forzate con suo cugino decise dalla famiglia. Se il processo dovesse confermare la colpevolezza, auspichiamo una pena esemplare”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Il padre e la madre di Saman sono ritornati in Pakistan
“Ho ucciso mia figlia, l’ho fatto per proteggere il mio onore”. La registrazione è agli atti del processo che inizierà il 10 febbraio a carico dei familiari della diciottenne sparita dalla notte del 30 aprile 2021: sono imputati lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, oltre – appunto – ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan.
La Procura e gli inquirenti sono sicuri sia stata assassinata, perché rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa. Saman era fidanzata con un connazionale, ma quello che la famiglia aveva deciso avrebbe dovuto sposare. Un bacio postato da Saman sui social tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, è stato la scintilla che alimentò la rabbia dei familiari. La foto risale al periodo in cui la ragazza viveva in una comunità protetta. Un cugino, sentito dai carabinieri di Reggio Emilia, ha riferito di aver ricevuto l’immagine e che il padre Shabbar, la madre Nazia e il fratello della diciottenne “si lamentavano in continuazione di tale situazione”.
“Ho ucciso mia figlia e sono in Pakistan, l’ho fatto per la mia dignità”
“Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (…) – diceva Shabbar al parente nella telefonata intercettata – Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”. Lo stesso familiare, sentito dai carabinieri il 25 giugno di quell’anno, ha riferito che il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui. “Io sono già rovinato – le parole di Abbas nel racconto del parente – avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia”. E ancora: “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, senza fare nomi specifici, ma intendendo con ‘noi’, ha spiegato sempre il parente ai carabinieri, il contesto familiare.