“Scurdámmoce ‘o passato”: il Pd dimentica gli insulti ricevuti e va in ginocchio da De Luca
Scurdámmoce ‘o passato. Ma sì, diamo un potente colpo di spugna agli insulti e alle contumelie dei mesi e degli anni scorsi. Il solito “contrordine compagni“. E questa vola per dire che Vincenzo De Luca, alias o’ Sceriffo, per il Pd non è più un problema bensì una risorsa. Tanto da garantirgli la rielezione del figlio Piero in posizione ultra-blindata e da accontentarlo nella candidatura dei suoi innumerevoli braccidestri, a cominciare da Fulvio Bonavitacola, vero uomo forte della giunta campana. In cambio, il Pd nazionale di Enrico Letta chiede a De Luca appoggio pieno e incondizionato alla lista dem. Nel modo che il governatore conosce meglio e come egli stesso suggerì tempo fa agli amministratori salernitani in una riunione che credeva riservata e di cui invece tutti seppero tutto. A partire proprio dalle sue parole, che citavano un sindaco presente come esempio di quel «clientelismo come Dio comanda».
Le offese di De Luca a Di Maio e ai dem
È l’impresa che i dem gli chiedono ora di bissare, senza badare a spese o a regole d’ingaggio. E De Luca s’adegua, sorvolando allegramente sui trancianti giudizi da lui espressi in passato sui dirigenti del Pd, sulle offese all’alleato Di Maio, al ministro Bianchi, al capo di gabinetto di Franceschini (candidato proprio a a Napoli) e chi più ne, più ne metta. Roba in parte stagionata, ma in parte anche fresca come l’accusa al Pd di «aver preso il peggio del Pci e il peggio della Dc». In effetti, con il partito, o’ Sceriffo gioca come il gatto con il topo: le afferra e lo molla a proprio piacimento, godendo a leggere il terrore di una scissione nei loro occhi. Ma De Luca non è un fesso e sa fino a che punto tirare la corda.
Un libro contro il governatore
Le elezioni anticipate sono arrivate per lui come cacio sui maccheroni. In libreria è appena uscito “Il Monarca – Vincenzo De Luca, una questione meridionale“, libello che riassume tutto il contenzioso tra il governatore e molti intellettuali d’area che lo accusano di familismo e di gestione clientelare. L’obiettivo è quello di impedirne la terza elezione, possibile solo grazie all’approvazione di una legge elettorale ad personam da parte del Consiglio regionale. Sembravano anche esserci riusciti quando a marzo Letta s’impegnò a leggere con la dovuta attenzione il loro cahier de doleance. Ma ora la situazione si è ribaltata: le elezioni hanno risospinto il segretario del Pd tra le spire soffocanti di De Luca: al primo i voti, al secondo la terza incoronazione. E perciò scurdámmoce ‘o passato…