Spari contro il convoglio dell’elemosiniere del Papa in Ucraina. In salvo, ci scherza su: “L’erba cattiva…”
La nuova missione in Ucraina – la quarta per l’esattezza – mette a dura prova l’elemosiniere del Papa, inviato sui territori di guerra per portare conforto e aiuti umanitari alla popolazione sotto attacco dei russi. Oggi, infatti, il cardinale Krajewski è rimasto coinvolto in una sparatoria mentre cercava di far arrivare a destinazione viveri, rosari e la benedizione di Francesco da Odessa a Zaporizhia e Kharkiv, «perché nessuno si senta solo in questa “guerra assurda”», spiega il sito Vatican News…
Ucraina, l’elemosiniere del Papa coinvolto in una sparatoria
L’inferno si scatena quando il cardinale Krajewski e il suo seguito era a Zaporizhia. E mentre l’Alto prelato caricava sul pulmino viveri insieme a due vescovi: uno cattolico e uno protestante, accompagnati da un soldato. Alla seconda delle tappe previste, ha raccontato Krajewski a Vatican news, è accaduto che il gruppo è stato raggiunto da colpi d’armi da fuoco. E il cardinale, insieme agli altri, hanno dovuto rapidamente mettersi in salvo, evitando la gragnuola di proiettili esplosi contro il convoglio. Alla fine, tutto si è risolto per il meglio. E gli aiuti sono stati consegnati fino all’ultimo: compresi i rosari benedetti dal Papa. E lo stesso inviato pontificio, rassicurando sulle sue condizioni, ha confermato: «Ora sto bene, sono a Kharkiv»
In salvo, rassicura: «Sto bene, sono a Kharkiv»
Ma, racconta facendo un passo indietro, «per la prima volta nella mia vita non sapevo dove fuggire … perché non basta correre, bisogna sapere dove», ha commentato a caldo l’elemosiniere del Papa, cercando di sdrammatizzare sull’accaduto. Attimi di paura che lo hanno visto sfuggire miracolosamente al peggio, in una zona ad alta densità di rischio: vicino al confine russo. Dove, spiega lo stesso Krajewski al Corriere della sera, si è avventurato il pulmino di aiuti, ma «dove ormai non entra più nessuno. A parte i soldati. Perché proprio lì i colpi si fanno più fitti». Eppure, ribadisce l’elemosiniere del Papa dopo aver ironizzato con il quotidiano di via Solferino sul pericolo scampato – «sa com’è, l’erba cattiva…» – è proprio lì che «mancano le lacrime e mancano le parole. Si può solo pregare»…