Strage di Viareggio, le motivazioni della sentenza: ecco perché l’ex-Ad Moretti fu assolto

21 Set 2022 15:14 - di Silvio Leoni

La notte della strage di Viareggio, che causò 34 morti, il 29 giugno 2009, il treno viaggiava a circa 90 chilometri orari e nel corso del processo è emerso che la velocità da adottare prudenzialmente nell’attraversamento delle stazioni. sarebbe dovuta essere di 60 chilometri orari ma questo aspetto, per i giudici del processo di appello bis a Firenze, non ha “valenza cautelare” rispetto a quello che si verificò. E, su questo punto, i giudici fiorentini hanno assolto gli imputati Mauro Moretti e Michele Mario Elia, ex-amministratori delegati di Fs e di Rfi, condannati, tuttavia, per disastro, lesioni e incendio: 5 anni di reclusione al primo, 4 anni, 2 mesi e 20 giorni al secondo.

I giudici della Corte d’appello di Firenze, nelle motivazioni della sentenza bis emessa lo scorso 30 giugno, escludono, tuttavia, che tale limite abbia riferimento “scientifico o esperienziale”, “non essendo provato che, in rapporto alle contingenze particolari del caso concreto, tenuto conto dei diversi fattori, individuati in ragione delle informazioni disponibili all’epoca dei fatti, fosse acquisita al sapere scientifico ed esperienziale la valenza cautelare di una determinata misura della velocità di attraversamento di una stazione avente le caratteristiche di quella di Viareggio da parte di un convoglio con le caratteristiche di quello sviato”.

“La soddisfazione per l’assoluzione dell’ingegner Moretti dall’ultima delle più gravi colpe che gli sono state imputate è ora certificata nelle motivazioni della sentenza appena depositata – dice l’avvocato Ambra Giovene, difensore dell’ex-amministratore delegato di Fs. – Né la scienza, né l’esperienza hanno mai sostenuto, né avrebbero potuto farlo, che una riduzione della velocità avrebbe evitato il disastro”.

“In tredici anni, testimoni, consulenti della Procura, difese delle parti civili non sono riusciti a dimostrare l’indimostrabile. Dunque – sostiene il difensore di Moretti –  una imputazione destituita di ogni fondamento fin dall’inizio, che fornisce la misura delle altre: una responsabilità del solo vertice aziendale voluta contro ogni evidenza, sulla quale la Corte di Appello non prende una posizione definitiva, ricorrendo ad un argomento solo formale, il cosiddetto giudicato progressivo, in contrapposizione perfino con gli argomenti della Procura Generale che hanno escluso categoricamente l’esistenza di una imposizione dei vertici intesa deliberatamente a trascurare la sicurezza”.

“Per l’ingegner Moretti vi è agli atti del processo la prova del contrario e su questo la sentenza tace. – conclude l’avvocato Giovene. – L’abilità giuridica non può, non deve, trascurare i fatti. E i fatti danno ragione all’ingegner Moretti”.

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