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Letta Foglio

Sul Foglio ierofania di Letta come Gandalf che legge Shakespeare. E così si archiviano gli “occhi di tigre”

Politica - di Annalisa Terranova - 19 Settembre 2022 - AGGIORNATO 19 Settembre 2022 alle 13:19

Apertura più due pagine: questo il sobrio spazio he oggi Il Foglio dedica a Enrico Letta. Sono ore decisive della campagna elettorale e c’è bisogno di risollevare un po’ il morale alla sinistra che confida in lui. Non più i lavoratori ma il ceto medio appagato, più che riflessivo. Loro sanno che il segretario dem ha sbagliato un po’ tutto: prima con Calenda e poi con la Meloni. Saltellando dal pericolo fascista al pericolo della Fiamma per poi virare su un femminismo da operetta e sulla legge 194 per rispolverare, infine, il patriarcato. E ora, gran finale, la “nostra Brexit”. Se vince la destra, insomma, l’Italia diventa una provincia dell’Ungheria…

Le comode poltrone del Nazareno

Il giornalista del Foglio, Carmelo Caruso, si lascia leggere. E anche con divertimento. Un dialogo che parte con premesse letterarie e venate di fisicità. Mentre aspetta di essere ricevuto descrive così l’attesa: “Sprofondiamo sulle poltrone di pelle che hanno accolto i corpi di Romano Prodi, Dario Franceschini, Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Goffredo Bettini. Sono comodissime. Chi ha curato l’arredamento avrà pensato che servisse bilanciare la sedia più scomoda della politica italiana con i più comodi dei sofà”.

L’apparizione di Letta

Quella di Letta è addirittura un’apparizione. Quasi una ierofania. La cosa sfugge di mano. Ecco il passaggio più aulico dell’intervista: “Convinti che la stanza del segretario non potesse che essere in un ulteriore piano nascosto ci eravamo preparati a oltrepassare due, tre, quattro sale prima di arrivarci. “Guardi che l’ufficio è qui” annuncia Patrizia. E infatti appare la sagoma di Letta. E’ alto, alto. Ricorda Gandalf, il mago del Signore degli Anelli, la guida del piccolo Frodo. Pure il Nazareno, quando Letta si muove, sembra la contea di Bilbo Baggins. “Prego, prego”. Il segretario ci fa entrare nel suo ufficio. Sul tavolo c’è in vista il nuovo libro del direttore del Foglio “Le catene della destra”. Che sia una mossa per piegarci? “Guardi che lo stavo leggendo, lo studiavo. Non creda che l’abbia messo di proposito. Tra l’altro il suo direttore ieri mi ha bastonato, eh”. Sotto quel volume ci sono i sonetti di William Shakespeare in edizione Einaudi”.

La minaccia: “Girerò l’Italia a tappeto…”

Poi, finalmente, un po’ di “ciccia”. Innanzitutto la domanda che tutti si fanno: che succede dopo? Ma Letta, dovete sapere, già si sente vincitore. Perché la sua vittoria l’ha conseguita all’interno. “Il mio vero successo dopo un anno e mezzo di segreteria. E quale sarebbe questo successo? Il Pd è oggi il primo partito tra i giovani. La destra ha gli occhi rivolti al passato. Giorgia Meloni, le faccio una confidenza, ha posizioni più retrograde di Marine Le Pen. Ma noi la destra la battiamo. Mi creda. Noi vinciamo”.

Ma Letta non salirà in montagna

Sì ma nell’ipotesi di una sconfitta, che fa il Pd, che fa Letta? “Girerò l’Italia a tappeto. Non mi fermerò. Io questo paese non lo consegnerò alla Meloni”. E se la Meloni vince, lei che fa? Ugo Sposetti, che è un vecchio comunista, l’ultimo “tesoriere” dei Ds, una mattina di settembre, una di quelle mattine romane, stanche e sudaticce, ha sussurrato, all’orecchio di un cronista, che lui possiede una bella casa in montagna: “Io ci salgo e chi si è visto si è visto. Come i partigiani”. Letta garantisce che lui non salirà in montagna perché “il Pd contrasterà, democraticamente, la destra e lo farà in maniera totale e completa”. Si capisce benissimo il senso: il Pd continuerà nell’opera di demonizzazione che ha iniziato la scorsa estate, infiammando gli animi di un Paese che avrebbe bisogno di risollevarsi e non di cantare “Bella ciao”.

La vera Meloni è quella “oscura”…

Il giornalista se ne rende conto e chiede: “Sinceramente, segretario, ritiene che con FdI il diritto all’aborto è a rischio come il suo partito minaccia? Il segretario si fa allora serio e dice che “sull’aborto ci sono ambiguità evidenti da parte della Meloni. Ci sono ammiccamenti pericolosi. Quando ripeto che la destra della Meloni, sui diritti, è più indietro di quella della Le Pen lo dico perché io quella della Le Pen la conosco, l’ho vista da vicino. La vera Meloni è quella di Vox, quella retrograda, oscura. E’ Dio, patria e famiglia”. Poteva aggiungere “oscura come Sauron” e il servizio era completo.

I figli e il patriarcato

Ma andiamo avanti. Mentre la Meloni parla spesso di sua figlia “Letta non ha mai mostrato i suoi figli. In maniera categorica dice che dei figli non parla. Gli chiediamo perché non voglia e lui spiega che i figli devono fare la loro strada e che troppi politici li esibiscono.
Chiude questa faccenda con una frase corta e decisa: “I figli vanno lasciati fuori” poi la addolcisce: “Spero che lei possa accettare questa mia decisione ferma”. Infatti, se parli di figli, sei dentro la mentalità patriarcale per Letta. Meglio lasciar stare.

Che bella la parola “partito”

Poi c’è l’irrisolta questione femminile a sinistra. Sulla quale Letta non azzarda promesse. “Ma segretario, è vero che dopo di lei, il Pd avrà finalmente una segretaria alla guida come Elly Schlein? E Letta, che non vorrebbe neppure la sua testa mappamondo sulle carrozzerie dei bus, risponde: “I nomi, i nomi. Ma non sente come è bella la parola partito?”. Il che, tradotto, significa che deciderà l’apparato. Declinato al maschile.

Letta: la destra ci invidia la compostezza…

Infine Letta, disperato, la butta sullo stile. E proprio il giorno dopo che Giorgia Meloni ha denunciato le inquietanti aggressioni ai militanti di FdI. “La nostra panchina – dice – è piena di uomini e donne pronti a scendere in campo e vincere la partita. Ecco, la destra non sopporta l’intelligenza, la compostezza, il nostro galateo”. Bello il loro galateo: la gogna per una cantante che non intona Bella ciao, la minaccia “vi appenderemo tutti”, la metafora dello “sputare sangue”. E ancora lo slogan definitivo: “Viva le devianze”. Che altro aggiungere?

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di Annalisa Terranova - 19 Settembre 2022