«Vai menato», «vieni qua e vediamo»: Calenda dà appuntamento ad Acerbo per fare a botte
Si vogliono menare. Il nervosismo, a sinistra e nei Cinquestelle gioca brutti scherzi. E quelli che si propongono come leader – sognando un posto al sole a Palazzo Chigi – stanno dando di loro un’immagine squallidissima. I peggiori sono Calenda e il capopopolo Conte. Ma anche Renzi e qualche compagno sparso qua e là non scherzano. Si passa dagli insulti alla promessa di botte.
Calenda e la rissa con Acerbo
A scatenare l’ultima rissa in ordine di tempo è Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista. Che se l’è presa con una dichiarazione del leader di Azione: «Le disuguaglianze al sud si combattono con l’assistenza sanitaria e l’istruzione. non con 900mila forestali e il reddito di cittadinanza». Il virgolettato di Calenda ha portato alla risposta di Acerbo: «Francamente chi diffonde bufale del genere merita di essere menato per la strada». Proprio così, «menato per strada».
«Gli ho dato il mio indirizzo di ufficio»
La risposta del capo del Terzo Polo non si è fatta attendere. «Il segretario di Rifondazione comunista, alleato con De Magistris, ha detto che io devo essere menato per strada. Io gli ho dato il mio indirizzo di ufficio. Mi venisse a trovare vediamo come va a finire», ha detto Calenda a “Quarta Repubblica” su Rete 4.
Calenda: «Non mi spavento»
Ma non solo. Anche su Twitter scrive: «Fasciocomunista provaci. Non mi sono mai fatto spaventare dalle minacce. Corso Vittorio Emanuele II, 21. Chiama per appuntamento. Istruzione e sanità sono i pilastri del welfare state. È che oramai avete dimenticato anche le basi».
Renzi e Conte, volano parole grosse
Ma è fuoco anche tra Renzi e Conte. Ad accendere la miccia una dichiarazione del leader dei 5 Stelle. Provocatoriamente, aveva invitato l’ex premier, critico sul reddito di cittadinanza, ad andare a Palermo senza scorta. Una frase infelice, che si presta alle peggiori interpretazioni. «Quello che non posso accettare è che un ex premier minacci fisicamente un altro presidente del Consiglio», la risposta di Renzi. «Questo è un linguaggio di stampo minatorio e, persino, politico-mafioso». Il leader di Iv, per finire, ha definito Conte un «mezzo uomo».