Venezia, Borghi amaro: quanti film brutti. Il cinema del mainstream stanca e non riempie le sale
L’amaro sfogo dell’attore Alessandro Borghi, risuona al Lido come un grido d’allarme misto a un urlo di dolore e rimpianto per la perdita di mordente e l’emorragia di spettatori che attanagliano il nostro cinema. E così, accompagnando il film – fuori concorso, sezione Orizzonti – di Francesco Carrozzini, The Hanging Sun, che ha chiuso questa edizione senza gloria – senza infamia e senza lode – della Mostra del Cinema di Venezia, in ore di bilanci (e soliti premi), non ha potuto fare a meno di gridare tutta la sua amarezza e il suo disappunto per lo stato in cui versa il cinema italiano. Una scuola d’autore e attori in crisi di idee, e a cui diventa sempre più difficili guardare a un pubblico disaffezionato. E rimpinguare casse che languono…
Mostra di Venezia: l’amaro sfogo di Alessandro Borghi
Per riportare la gente nelle sale cinematografiche italiane «ci vuole intanto il coraggio e lo sforzo produttivo, che spessissimo in Italia non c’è», tuona l’attore. Che prosegue nella sua intemerata asserendo: «Poi c’è la promozione, cioè far sapere che c’è quel film in sala. Ma il problema più grande, a parer mio, è che si fanno film brutti. Io continuo a vederne tantissimi, e ogni volta mi chiedo: ma con registi della madonna, attori della madonna, perché hanno fatto questo film?». Non la manda a dire Alessandro Borghi, e dal red carpet di Venezia lancia l’allarme su uno stato dell’arte che langue e annaspa.
Borghi: «Voler fare film che piacciono a tutti è il miglior modo per fallire»
«Credo che sia perché, seppur in modo diverso, ciascuno qualche modo nel farlo sia influenzato dal chiedersi cosa piace al pubblico. E cerchi di fare film che piacciono a tutti. Ecco: è il modo migliore perché non piacciano a nessuno», sottolinea Borghi analizzando la crisi delle sale italiane. Di più. L’attore racconta: «Quattro giorni fa ero a Londra. Come sempre, vado all’IMax e vedo qualunque film riesca a vedere. Lì il biglietto costa 28 sterline, e la sala era piena. È vero che era Top Gun Maverick, ma vedere quella sala piena – incalza l’attore – mi ha fatto un effetto strano. Quest’anno ci sono stati dei film che non hanno fatto i numeri che facevano prima del Covid, poi esce Spiderman e fa 47mila miliardi. Quindi significa che meccanicamente la gente esce ancora per andare al cinema. Dunque mi sono chiesto cosa ci sia nel mezzo».
Il cinema del mainstream ha stancato e disaffezionato il pubblico
E, a giudicare dal suo sfogo, si è dato anche una risposta. e infatti Borghi prosegue: «La responsabilità è quella di riuscire a convincere queste persone che non c’è soltanto il cinema mainstream a cui portare i figli. Ma c’è anche un sacco di altra roba che vale la pena di andare a vedere». Un problema molto sentito dall’attore italiano, protagonista del thriller noir presentato a Venezia con una produzione internazionale. E che vede tra i protagonisti anche Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, Frederick Schmidt e Raphael Vicas.
Sos di Borghi, basta guardarci all’ombelico…
Borghi, protagonista al centro di una storia tratta dal best seller di Jo Nesbo Sole di Mezzanotte. E un attore che denuncia le strettoie claustrofobiche che stanno danneggiando il nostro cinema. Un interprete pronto a raccontare e deciso nel denunciare, tra le righe, la necessità di poter uscire da quella dimensione angusta delle produzioni di casa nostra formato “due camere e cucina”, che nell’ammiccare ai salotti radical chic, guardano all’ombelico del Paese. Perdendo di vista ciò che c’è oltre un orizzonte ben più ampio…