Verso la Commissione sul Lodo Moro per desecretare gli atti sugli attentati palestinesi e su Giovannone

6 Set 2022 18:09 - di Paolo Lami
strage di bologna

La Germania lo sta già facendo in questi mesi ed è probabile che anche l’Italia, già dalla prossima legislatura, possa dare il via a quella Commissione d’Inchiesta, che da anni la sinistra ostacola in tutti i modi, per riportare alla luce i documenti secretati in relazione al terrorismo e alle  stragi fra il 1969 e il 1985, in particolare sull’eversione internazionale, come quella palestinese, consentendo agli italiani di conoscere, ad esempio, il perimetro del cosiddetto “Lodo Moro” – l’accordo di “non belligeranza con i palestinesi” – e il carteggio del colonnello Stefano Giovannone. Che, a ridosso di due stragi, quella di Ustica27 giugno 1980 – e quella alla stazione di Bologna2 agosto 1980 – lanciò da Beirut, dove era il capocentro del SISMI, i Servizi segreti militari, allarmi inascoltati, sul rischio di attentati ritorsivi palestinesi in Italia. Attentati che, poi, effettivamente ci furono.

“Nella nostra relazione si parla anche, per quanto possibile, del “Lodo Moro” e credo che il Parlamento abbia ottenuto dal Copasir altri elementi per decidere eventuali ulteriori azioni ove necessarie”, spiega, interpellato dall’Adnkronos in occasione dei 50 anni dal massacro ai Giochi Olimpici di Monaco nel 1972, il presidente del Copasir e senatore di Fdi, Adolfo Urso.

E ricorda il lavoro svolto dal Comitato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle modalità di desecretazione, conservazione ed accesso ai documenti soprattutto in relazione agli atti terroristici del periodo 1969-1985  rispondendo così a una domanda sul “Lodo Moro” e sull’ipotesi di istituire nella prossima legislatura una Commissione parlamentare di inchiesta ad hoc.

In Italia “molto è stato fatto in materia di desecretazione, ma molto ancora è da fare” e procedere sulla strada della desecretazione è “indispensabile per arrivare ad una chiarezza totale su questi fatti”, avverte parlando con l’Adnkronos la studiosa della Shoah ed esperta di storia dell’Ebraismo Giordana Terracina nell’anniversario dei ’50 anni dall’attentato alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del ’72.

La Terracina si riferisce, “in particolare a carte come quelle di Stefano Giovannone, agente a Beirut del Sismi, il servizio di intelligence militare italiano, nel periodo della guerra civile libanese. Queste carte – ricorda – potrebbero contenere elementi fondamentali per far luce su molti aspetti del terrorismo palestinese in Europa e su fatti come quelli di Bologna, Ustica, la sparizione dei giornalisti italiani Graziella De Palo e Italo Toni nel 1980 a Beirut, mentre indagavano sul traffico di armi”.

Tutte vicende su cui buona parte della sinistra ha alzato un muro incredibile per evitare che venissero resi noti agli italiani quei documenti.

Il Copasir ha dato indicazioni su “come meglio conservare gli atti e come meglio procedere alla desecretazione”, suggerendo un metodo “a governo e Parlamento per meglio procedere sulla desecretazione dando soddisfazione anche, e non solo, alle famiglie delle vittime che attendono, ancora e talvolta, un ulteriore elemento di chiarezza”.

Fra i documenti desecretati in Germania in questi mesi e scoperti dalla ricercatrice Giordana Terracina c’è, in particolare, un telex inviato in vista della riunione del cosiddetto ‘club di Berna‘ prevista per l’autunno di quell’anno a Colonia e di un’altra a Roma nella primavera successiva, dal prefetto italiano Umberto Federico D’Amato, capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, che dimostra come, già nel 1971, i Servizi segreti italiani erano consapevoli (e allarmati) perche il terrorismo di matrice mediorientale era pronto a fare attentati.

Tre anni dopo ci saranno due attentati gemelli, uno fallito, il secondo riuscito, contro due aerei Twa, identici all’attentato di Ustica, firmati dal terrorismo arabo, sulla rotta Tel Aviv – Atene – Roma – New York.

Fatto sta che nel telex spedito alla Germania, datato 31 agosto 1971, e scritto dall’allora direttore degli Uffici Affari Riservati Federico Umberto D’Amato al capo dell’intelligence interna tedesca, Hubert Schrübbers, con oggetto “Collaborazione dei servizi di sicurezza europei – Prossima riunione a Colonia” c’è la forte “preoccupazione” dei Servizi tedeschi “per lo svolgimento delle Olimpiadi di Monaco” al punto immaginare di mettere in campo  l’iniziativa di compilare uno “schedario” dei terroristi da scambiare tra Paesi.

Già perché quello che sta emergendo è che non solo l’Italia ma anche la Germania, la Francia, la Svizzera e chissá quali e quanti altri paesi avevano stilato ognuno questo accordo di non belligeranza con i palestinesi che si spostavano in Europa carichi di armi.

Non è un caso che “il più importante” degli argomenti che Umberto Federico D’Amato intende trattare, come si legge nel telex, finito al centro delle ricerche svolte dalla studiosa della Shoah ed esperta di storia dell’Ebraismo Giordana Terracina, “mi sembra quello – scrive il call dell’Ufficio Affari Riservati – dello schedario dei terroristi”.

Uno schedario che, come emerge dalla comunicazione, sarebbe stato “compilato su un formulario” stampato dai servizi di sicurezza “svizzeri” (anche la Svizzera aveva il suo “Lodo Moro”), e inviato ai nove Paesi europei in un “congruo numero di copie” circa “mille”.

“Sarebbe opportuno – scriveva D’Amato – che ogni delegazione ne riempia il maggior numero possibile, in modo che attraverso la consegna reciproca che viene fatta nel corso della riunione, lo schedario dei nove paesi nascerà appunto nel corso della riunione stessa”.

Nella riunione precedente del cosiddetto “Club di Berna”, il 29 e 30 giugno 1971, come si legge dalla relazione recentemente desecretata dalla Germania – in Italia una desecretazione simile è tenacemente ostacolata dal Pd e anche da Conte – i capi delle Intelligence di Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo e Olanda, a cui si erano aggiunti Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti, avevano esaminato, su richiesta della Svizzera, la questione di una “difesa comune dei paesi occidentali contro il terrorismo arabo”.

Insomma siamo all’alba di quello che sarà il Lodo Moro per l’Italia. Gli altri Paesi faranno accordi simili con i palestinesi.

In quell’occasione il delegato francese aveva messo l’accento sul “pericolo che l’appoggio politico-propagandistico prestato alle organizzazioni della Resistenza palestinese (Al Fatah, Flp ecc.) dai gruppuscoli dell’estrema sinistra parlamentare si sviluppi in una concreta collaborazione terroristica attiva, sotto l’aspetto rivoluzionario anticapitalista e antimperialista”.

E, infatti, è ciò che poi, successivamente, si realizzerà in diverse occasioni, sia a livello organizzativo – il gruppo Carlos, di cui l’Fplp sarà una delle tante realtà terroristiche della galassia, diventerà il nucleo catalizzatore di diverse sigle eversive internazionali, comprese le Br italiane – sia a livello logistico operativo – elementi di Autonomia Operaia, come Pifano, Baumgartner e Nieri, tanto per fare un esempio, furono scoperti mentre trasportavano missili in Italia per conto dell’Fplp la notte tra il 7 e 8 novembre 1979.

Dunque già nel 1971 i Servizi segreti italiani erano più che consapevoli della pericolosità, in Italia, del terrorismo palestinese e del rischio di attentati mediorientali, rischio segnalato più volte dal colonnello Stefano Giovannone che guidava il Sismi a Beirut.

Quella documentazione gonfia di allarmi giace segretata da tutti i presidenti del Consiglio – l’ultimo è stato Conte – perché lo Stato italiano ritiene che gli italiani non debbano sapere la verità. Forse è arrivato finalmente il momento di alzare il velo su quelle carte, come sta facendo la Germania in questi mesi.

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