Alla destra spetta ora un compito storico: rifondare l’umanesimo europeo

26 Ott 2022 12:20 - di Antonio Saccà
destra

Negli anni Settanta abbandonai la Sinistra. Scrivevo su L’Unità, Paese Sera, Mondo Nuovo, Critica Marxista, anche sul Pensiero Nazionale, una rivistina originale perché cercava di coniugare la Nazione, la Patria con il  Socialismo. Perché lasciai la  Sinistra? Perché in libri dell’epoca ritenevo che l’individuo è un valore assoluto “privato”, personalissimo (è il titolo di un mio libro:L’Assoluto Privato). E nel volume “ Contro la Ragione-Il marxismo tra il sesso e la morte”, titolo di un altro mio libro, ritenevo limitate le concezioni di Marx sul “Nulla”, il mistero dell’origine, la morte personale. L’Unità, dove scrivevo, mi giudicò fuori dal marxismo, ed io mi considerai fuori del marxismo. Sia chiaro, comprendevo e assai più nel tempo, che nella sfera dei processi produttivi l’antitesi dello sviluppo immane degli strumenti di produzione con la riduzione degli occupati dovuti all’automazione avrebbe suscitato una difficoltà non sopprimibile per il sistema produttivo capitalistico, a parte la concentrazione e la potenza mondiale di entità poderose in conflitto .

A sinistra le questioni esistenziali e culturali non interessavano

Nel libro “Marx contro Marx, 1983, ne scrissi. Però erano le questioni esistenziali e culturali che mi premevano e mi staccarono dal marxismo. Il proletariato non offriva una superiore civiltà! Sarà pur vero che la meccanizzazione automatizzata  non avrà soluzione all’interno  del sistema capitalistico, come sosteneva Marx, lo vedremo, è “il” problema. Ma, ripeto, erano i temi esistenziali, culturali, umanistici che mi prendevano, e né il proletariato, né chi lo reggeva se ne curavano. Non vi era alcuna difesa della nostra civiltà, nessuna pretesa qualitativa, a sinistra.

Che il proletariato avrebbe realizzato le promesse della borghesia, rimaste promesse formali, nominali, come diceva il giovane Marx,  dubitavo ; che lo facesse il proletariato ormai diventava una fantasia notturna. A proposito, su La critica sociologica, di Franco Ferrarotti, fui netto: il proletariato non è alternativo e “superamento” della borghesia. Ma questo sconvolgeva  l’insieme. Se la Borghesia mercificava la società e andava incontro all’antitesi automazione/occupazione; se il proletariato non ideava forme di civiltà non mercificate, che fare? Rifarsi nella civiltà del passato, in un nucleo  di persone qualitative, le aristocrazie dello spirito?

“Perché scelsi la destra”

Esigere il valore assoluto dell’individuo assoluto impedendo che prevalga il numero? Ritenni che “a destra” vi fosse più comprensione di tali problemi. E che, da sinistra a destra così facilmente? No! Per chi lo ignora, il marxismo si presentò alla mia generazione in forma umanistica: come attuazione delle promesse borghesi che la borghesia, sostenevano i marxisti, non compiva e rendeva “formali”. A giorni un mio libro lo testimonierà.

Il tempo di Gianfranceschi, Il Secolo di Accame

Mi parve che “a destra” se si nominava uno scrittore greco, latino, un filosofo, un condottiero si suscitava qualche piacere, rispetto allo scadimento culturale- anticulturale della sinistra che giungeva alla condiscendenza più terraterra.  Continuavano a dire: sono argomenti difficili, bisogna rivolgersi al pubblico medio, temi che interessano pochi, insomma  “andare incontro”, in basso… Il valore assoluto dell’individuo con tutto ciò che ne consegue, ed iniziai a scrivere su Il Tempo , diretto dal comprensivo e liberale Gianni Letta, con redattore culturale un “aristocraticheggiante”, Fausto Gianfranceschi.

“Solo a destra ho trovato libertà culturale”

Potevo scrivere di Nietzche, di finitudine dell’uomo, incomprensibilità dell’essere. Scrissi su Prospettive nel mondo, diretta da Gian Paolo Cresci, addirittura un lungo testo sull’avvento dell’uomo tecnologizzato. Dall’inizio del 1990 anche al Secolo d’Italia, diretto da Giano Accame, a  quel tempo credo che già fosse in trasformazione il Movimento Sociale in Alleanza nazionale. Ritenni che la difesa della cultura classica , nazionale ed europea trovasse più conforto dove ora mi trovavo. La Sinistra diventava mondialista, al seguito di una modernità adeguata alla massa ed al consumo. Credeva questa la modernità,  se si accennava alla cultura nazionale, europea, alla nostra civiltà si veniva ritenuti aristocratici (in senso negativo), nella torre d’avorio, suprematisti . Ed io giunsi a scrivere “Europa o Morte”! Sia che sia, questo sentivo e scrissi   quel che  sentivo: l’eredità del mondo classico e della soggettività! Una totale libertà,  Gianni Letta, Gian Paolo Cresci,Giuseppe Sanzotta, scrivo del passato, a Il Tempo; Giano Accame, Maurizio Gasparri, Gennaro Malgieri, Luciano Lanna, al Secolo d’Italia, con un redattore cuturale, Aldo Di Lello,coadiuvato da Antonella Ambrosioni. Libertà e valutazione perenne, insistente della civiltà estetica europea, perché è il connotato fondamentale.

Il sentimento della nostra civiltà

Noi siamo la civiltà estetica e della rilevanza dell’individuo. Si stava bene in Alleanza Nazionale, vi era questo sentimento della nostra civiltà, italiana ed europea, insisto. Non è cosa da sottovalutare, anzi, decisiva. Se si perde l’onore della propria civiltà (e del rapporto con la natura) l’esistenza apre le vie al flusso indifferenziato. Conoscere per amare, amare per conoscere! Eravamo giovani, Antonio Tajani, Adolfo Urso, giovanissima Giorgia Meloni, Silvano Moffa, Francesco Storace, Italo Bocchino, Domenico Fisichella, Gennaro Sangiuliano, Alfredo Matovano,solo qualche nome.

La sinistra lascia macerie culturali

Al dunque. La situazione rispetto al passato quando governava il Centrodestra, prima del lungo parlamento senza determinazione elettorale, è, oggi, catastroficamente alterata. La Sinistra ha eroso o lasciato erodere presso che tutto ed ha tentato  o permesso ulteriori rovine: denatalità, immigrazione  indifferenziata, alimenti transgenici, mercifiacazione culturale, nessun sentimento del valore della nostra civiltà e di quella europea, di sue connotazioni specifiche, ci contentiamo di dire siamo europeisti…

Il compito ‘titanico’ della destra

Bene: ora il Centrodestra è al governo, e trova, a parte le piaghe dell’economia, questa situazione rovinosa. Spetta un compito realmente storico: rifondare l’umanesimo europeo, definire chi è l’ Europa, chi vuole essere l’Europa. Occorre ritemprare l’interesse nazionale, non solo come interesse economico ma come interesse culturale, estetico, umanistico. Bisogna ridestare il sentimento di appartenenza alla Nazione e all’Europa. Essere europeisti non è soltanto stare in un’organizzazione giuridica istituzionale, è la civiltà europea: valore dell’individuo, tutela dell’individuo, libertà dell’individuo, rispetto per la disposizione critica dell’individuo, valorizzazione della civiltà estetica, ed  il ritorno alla natura salvata da ogni tra travisamento transgenico.

“Nunc est bibendum”: viva il latino

Ci sarà moltissimo da fare, in specie se si individua che fare, e si percepisce quel che è avvenuto in questi anni. Credo che il popolo abbia compreso! Ma ora è il momento di bere, come gioiva Alceo, e con il piede libero calpestare  la terra (Nunc est bibendum , nunc pede libero pulsanda tellus, traduceva Orazio). Mio Dio, una frase latina!

 

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