“Cancel culture” all’emiliana: Bersani non vuole azzerare solo il Duce, ma anche Cavour
«O lui o io», ha intimato Pierluigi Bersani alla notizia che la sua foto di ministro dello Sviluppo economico potesse campeggiare sulle pareti del Mise non molto distante da quella di Benito Mussolini, già ministro delle Corporazioni. Un conato di cancel culture i cui indizi si faticano a intravedere sul faccione pacato dell’ex-segretario del Pd, uno di quelli che alla polemica arriva malvolentieri e mai con la bava alla bocca. Ma tant’è: «Io non accetto che i ministri delle Repubblica vengano messi in continuità con un ministro delle Corporazioni dell’Italia monarchica fascista. Tra il 25 aprile e il 2 giugno abbiamo fatto uno Stato nuovo, e nei luoghi istituzionali questa cosa dev’essere evidente».
Bersani pretende di fare iniziare la storia dal ’45
Sembra un volantino degli anni ’70 e invece è un ex-ministro nell’Anno di grazia 2022. E non è finita perché a leggere con attenzione si capisce che l’Italia che Bersani vorrebbe cancellare non è solo quella fascista, ma anche quella monarchica. Prova ne sia che la data spartiacque non è solo quella della Liberazione, ma anche quella del referendum istituzionale. Via, dunque, il Ventennio dai «luoghi istituzionali» ma anche il settantennio di teste coronate e di ministri, compreso quel conte di Cavour che morì da primo presidente del Consiglio dell’Italia sabauda e monarchica. Tutto azzerato: per diktat della sinistra, l’Italia nasce il 2 giugno del ’46 e tra i suoi padri c’è anche Palmiro Togliatti nonostante fosse agli ordini di Stalin, tra i tiranni più sanguinari di sempre.
Falsificazione sistematica
E siamo al punto. Perché l’obiettivo di Bersani, del Pd e di tutta la sinistra è trasformare la storia in una notte in cui tutte le vacche sono nere. Ne è prova proprio l’antifascismo, talmente idealizzato dai suoi cantori da rendere impossibile distinguere chi vi combatteva per la libertà da chi invece, vi combatteva la dittatura al solo scopo di instaurarne un’altra. Come i comunisti, ad esempio. È la verità. E se tanto ci dà tanto, quel che oggi dovrebbe indignare non è la foto del Duce all’interno di un edificio realizzato, per altro, negli anni dei suoi governi, ma la falsificazione sistematica della storia e la rendita politica che da essa staccano Bersani e i suoi compagni.