Col governo Meloni l’Italia tornerà alla politica ed è una grande notizia. Ecco perché
È evidente che di cognomi, nomi, pesi e targhe dei componenti il futuro governo, io non so nulla di nulla. Leggo i giornali come voi: vacci a capire tra borsini veri e falsi. Tra chi é scritto e chi si fa citare. Boh. Ma Giuliano Ferrara un quid di nuovo e intelligente, suo solito, lo scrive: Giorgia Meloni da “donna di partito aiuta l’Italia a un ritorno alla politica é una grande notizia”. E – dopo tanti ipotetici tecnici – fa un nome politico per il ministero dell’Economia, che tutti sanno, per ciò é inutile ripetere. Sarà così ? Chissà chi lo sa ? É notevole, invece, il ragionamento di Giuliano il quale legge quel messaggio in bottiglia lanciato dalla premier in pectore nell’acquario politico-mediatico: “Il nostro sarà il governo più politico di sempre“.
Ferrara: il governo Meloni é il ritorno alla politica
Ecco: secondo Ferrara, il governo Meloni favorirebbe “un rilancio delle questioni politiche, sociali e parlamentari che i governi patchwork…hanno offuscato negli ultimi anni”; cioè a dire “un confronto più libero e disinibito tra valori, ma non quelli fumosi della sfera etica, piuttosto quelli della capacità di padroneggiare una crisi da parte di chi é al potere e delle funzioni di controllo e di alternativa di chi é all’opposizione”. Decifrando: la novità è la “politica” Meloni che rimette in campo l’archè politica. É il ritorno al futuro. Anche perché i ministri tecnici come variabili indipendenti di standing dei governi, é una trovata tutta italica, ve lo assicuro. A cosa sia dovuto é difficile spiegarlo. Sarà una questione di costumanza: da più di un decennio il nostro sistema produce maggioranze non create dagli elettori; forse ci siamo chiusi in quella trappola psicotica. Oppure, perché si ritiene o si vuole fare credere, che l’Europa pretenda garanti neutri e a lei vicini, specie nelle postazioni chiave, come l’Economia e gli Esteri.
Quei politici di lungo corso nei governi europei
Beh, di primo acchito, potrei osservare che dopo avere masticato e digerito il grillino implume alla Farnesina e un prodotto atecnico, tirato su nella ferrea nomenclatura del partito comunista romano, come Gualtieri all’Economia, non mi pare che a Bruxelles ci possano essere molte volizioni di questo tipo. Poi, poi, se vogliamo dire quel che nessuno dice: non ci sono ministri dell’Economia dell’Europa che più pesa, che siano tecnici. Germania, Francia e Spagna – i Paesi con più caratura politica, a parte noi – hanno posto a guida delle proprie economie leader di partito e politici di lungo corso.
Un politico a via XX settembre?
La Repubblica federale schiera Christian Lindner, leader di Fdp, il partito liberale tedesco, a capo delle Finanze e Robert Habeck, leader dei Verdi dell’Economia. In Francia, Bruno Le Maire, politico consumato di centrodestra e ministro in Ump e poi Rep, oggi macroniano, é il ministro dell’Economia, delle Finanze e in più – ehm, ehm: sorrido, anche se non mi vedete – “della Sovranità Industriale e Digitale”. Aggiungo, per farla breve solo i cugini mediterranei di Madrid: ai dossier economici, loro schierano María Jesús Montero Cuadrado, numero due del Psoe di Pedro Sanchez (con tanto di laurea in Medicina, permettermi la malizia). E perché, lo stesso Paolo Gentiloni, commissario Ue agli affari economici e monetari, cos’è se non un “politician” ? Quindi, se sarà nominato un politico o un tecnico a via XX Settembre, sarà la Meloni a sbrigarsela. Secondo ciò che le suggerirà l’esercizio pieno del suo ruolo. Che é politico. E con una consapevolezza che é tutta politica. É ciò che conta; ciò che vale.