Con La Russa eletto alla seconda carica dello Stato si compie un passaggio storico per la destra italiana
Certo che sì: con l’elezione di Ignazio La Russa, padre nobile della “rive droit”, a presidente del Senato – la seconda carica dello Stato, supplente del Presidente della Repubblica – la destra italiana compie un passaggio storico, oltre che istituzionale e politico. É “in re ipsa” e se ne scriverà nei termini che possiamo immaginare a favore, ma anche non, naturalmente. Come sempre accade, in questi casi. Scontato. La destra, con Fini, era già salita a un soglio istituzionale importante, con la presidenza di Montecitorio. Ed era la prima volta.
Un salto di qualità
Ma quello di oggi é un salto di qualità. Ciò che va notato in primis: la “nostra” destra – nostra nel senso della sua appartenenza al sistema politico italiano e alla comunità nazionale – raggiunge una vetta di rappresentatività sociale e morale, prima che politica; nel suo lungo viaggio, dentro la più larga storia nelle istituzioni repubblicane, essa oggi si conferma e si storicizza come destra parlamentare – cioè del Parlamento e nel Parlamento, ad esso strettamente legato – che in tutto il dopoguerra non ha mai abbandonato questo carattere; il quale l’ha segnata e distinta da “altro”, da entità che hanno operato nella galassia dell’anti-parlamentarismo, nell’ intreccio di poteri oscuri da cui si é tenuta lontana: una zona non illuminata, associata a momenti bui della vita pubblica, rispetto a cui le aule di Montecitorio e Palazzo Madama hanno costituito arene alla luce del sole – ma anche argini e confini – in cui FdI e i suoi “antenati”hanno praticato un’intuizione del mondo e una tavola di valori, ricercandoli dentro gli spazi liberi e legittimi, garantiti dalla Repubblica.
Un riconoscimento allo spirito repubblicano della destra
É, appunto, lo spirito repubblicano della destra oggi guidata da Giorgia Meloni, punto di arrivo di cambiamenti ed evoluzioni di un lungo cammino, che oggi ha un alto riconoscimento. Il quale non é forzato: é l’epilogo del percorso della destra nel nostro Paese; nella costituzionale “legalità”, che non per nulla ha lo stesso etimo di “lealtà”. Lealtà alla nostra Carta comune, ai suoi principi democratici, al suo fondamento antifascista – certo che va ribadito, in sintonia col discorso inaugurale di Liliana Segre – e antitetico a ogni manifestazione o regime di repressione della libertà dei popoli e degli individui. Non per nulla, la “lealtà”, ora e sempre – e da sempre – é un valore-guida: é l’imprinting dell’identità etica e culturale del popolo della destra.
Portatore di una visione europea ed occidentale rassicurante
Oggi lo é più che mai, dentro questo evento anche simbolico, che investe una personalità la quale, comunque la si pensi, vanta doti indiscusse di onestà personale, di rigore morale, di esperienza, di umana empatìa e persino una “imago pop” che contribuirà ad avvicinare gli italiani alle sue istituzioni. Non é, infine, secondario osservare che Ignazio La Russa – il quale ha svolto con onore e dignità il ruolo impegnativo di ministro della Difesa, quindi in una postazione sensibile di affidabilità e dialogo con i tradizionali alleati dell’Italia – é portatore di una visione europea e occidentale che nel tornante storico, drammatico ed epocale che viviamo, é dato che rassicura e garantisce il nostro comune futuro e gli impegni che come Nazione ci attendono; ed é una scelta di coesione politica che fa da viatico al nuovo governo che avremo nei prossimi giorni. Allora, diciamolo: buon lavoro, Presidente.