Covid, il virologo Pistello smorza l’allarme: il virus evolve in varianti più contagiose ma meno cattive

4 Ott 2022 18:57 - di Prisca Righetti
varianti Covid

In casa Omicron prolificano le varianti, ma contro allarmismo diffuso e nuove paure interviene il virologo Mauro Pistello, direttore dell’Unità di virologia dell’azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia. Il quale, ai microfoni dell’Adnkronos, spiega come e perché non dobbiamo ripiombare nella fobia o, peggio ancora, nell’isteria collettiva. Secondo l’esperto, infatti, «la pandemia di Sars-CoV-2 sta perdendo la sua capacità di causare una malattia grave. E questo è grazie ai vaccini».

Varianti Covid, il virologo Pistello: «Sempre più contagiose ma meno cattive»

«Il concetto di base – approfondisce la spiegazione Pistello – è che il virus fa quello che deve fare e ci si aspetta che faccia: evolve per continuare a moltiplicarsi. E questo Sars-CoV-2 sta facendo proprio questo, scontrandosi con una popolazione molto vaccinata. Quello che vediamo è che le varianti che si susseguono tendono a migliorare la loro trasmissibilità, a spese della patogenicità». Ossia: il virus si evolve in varianti sempre più contagiose, ma meno cattive. E le ultime due figliastre o sorellastre che dir si voglia del Sars Cov-2, nate in casa Omicron, lo confermano nei fatti.

«Centaurus non ha sfondato e anche la preoccupazione su Cerberus…»

Come? Bastano i due esempi che il virologo dell’azienda ospedaliera universitaria di Pisa cita a titolo esemplificativo: «Centaurus, che tanto sembrava spaventare, alla fine non ha sfondato – sottolinea Pistello –. Ma tante che si susseguono, come l’ultima Bq.1.1 ribattezzata Cerberus – che sta dando un’impennata del numero di infezioni in Usa e Uk – a cui al momento non sembra corrispondere quello dei malati o dei decessi». Insomma, per quanto riguarda le nuove varianti Pistello rassicura e abbassa l’asticella dell’allarme.

«Il virus può cambiare la “carrozzeria”, ma il “motore” è quello»: sappiamo come gestirlo

Pertanto, pur ribadendo che le varianti del Covid «sono un fenomeno che va osservato e monitorato con grande attenzione», sottolinea che ciò che in realtà «preoccupa a livello clinico, è il fatto che sono meno rispondenti alle terapie con anticorpi monoclonali. A maggior ragione, però, non ci dobbiamo considerare scoperti: perché gli antivirali come il Paxlovid sono efficaci – avverte il virologo –. E il virus può cambiare la “carrozzeria”, ma il “motore” è quello. E se metto il bastone tra gli ingranaggi non riesce comunque a muoversi».

Vaia concorda: le ultime varianti Covid spaventano ma «non devono creare nessun allarme per il futuro»

Ma è altresì vero che, come rimarca in conclusione della sua disamina Pistello, «affinché possa continuare con questo trend di evoluzione, quindi maggior trasmissibilità ma ridotta patogenicità, dobbiamo continuare a vaccinare con le quarte dosi. E oggi con i vaccini bivalenti». Un’analisi, quella di Pistello, che trova riscontro anche nel parere del professor Vaia (direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma). Il quale, dati alla mani, dichiara: «Prima Omicron 5, poi Centaurus (Ba.2.75) e ora Cerberus (Bq.1.1). Sono le nuove varianti Sars-CoV-2 dai nomi roboanti. Varianti Covid che spaventano, ma  che «non devono creare nessun allarme per il futuro».

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