Da Capezzone critiche alla Segre: «Ha parlato da premier: discorso improprio»
Basta scorrere le reazioni seguite all’intervento con cui Liliana Segre ha inaugurato la XIX legislatura al Senato per rendersi conto della presenza di un’anomalia. Le reazioni, infatti, registrano un’adesione politica troppo marcata per un discorso che di solito, per inveterata tradizione, si risolve sostanzialmente in un cordiale buon lavoro rivolto ai colleghi, in particolare ai nuovi arrivati. Spetta semmai ai due presidenti eletti (Camera e Senato) tracciare le linee guida cui si atterranno nell’esercizio del proprio mandato e, in quell’ambito, svolgere anche considerazioni più politiche limitatamente al rapporto tra potere legislativo e potere esecutivo. Per intenderci, tra Camere e governo.
L’ex-radicale: «Non doveva parlare di riforme»
La Segre è come se avesse invece bruciato un po’ le tappe, racchiudendo nel suo intervento di saluto inaugurale considerazioni più consone ad un discorso di investitura politica. Non a caso le entusiastiche reazioni che ne sono seguite sono in gran parte di segno politico. Così come è politica, ma di segno critico, quella di Daniele Capezzone, già segretario radicale, già parlamentare e ora giornalista e scrittore. «Con enorme rispetto per la senatrice Segre – ha infatti scritto in un tweet -, il suo discorso (specie ma non solo su Costituzione e riforme) è quasi da premier, quindi improprio. Non dovrebbero tenere discorsi politici nemmeno i presidenti delle Camere, meno che mai chi è chiamato a presiedere la seduta inaugurale».
La Segre ha sostituito Napolitano
Probabilmente, il giudizio di Capezzone è un po’ troppo severo, ma è difficile definirlo ingiusto. È di tutta evidenza che auspicare l’«attuazione» della Costituzione piuttosto che la sua «modifica» significa esprimere un’opzione programmatica e quindi invadere territori altrui. E questo oggettivamente non può farlo chi è chiamato a presiedere l’aula in base ai criteri di anzianità dettati dal Regolamento. A maggior ragione nel caso della Segre, che ha presieduto in luogo dell’indisposto Giorgio Napolitano. Niente di grave, s’intende. Solo un piccolissimo neo, ma che su uno sfondo candido non manca di farsi notare.