Déjà-vu Pd: attacchi a Meloni per il saluto a Vox. La batosta elettorale non ha insegnato niente
Nel travagliato dibattito interno al Pd sul futuro che vuole darsi dopo la disastrosa sconfitta elettorale irrompe Giorgia Meloni a far pensare che davvero per i dem non ci sia speranza. Non perché la leader di FdI si sia intromessa in qualche modo in affari che non la riguardano, ma perché il Pd proprio non ce la fa a emanciparsi da certi riflessi pavloviani che sono, a detta della gran parte degli osservatori, la fonte prima della sua rovina. Che è successo dunque? Che Meloni ha inviato un saluto alla convention madrilena di Vox “Viva 22” e nel Pd hanno iniziato a strepitare contro le presunte derive antidemocratiche, il neofranchismo, l’impresentabilità, ecc. ecc.
Il Pd contro il saluto di Meloni a Vox
Insomma, tra ieri e oggi è successo che i dem ci hanno precipitato in un déjà-vu dell’estate e della campagna elettorale, quando hanno agitato la partecipazione di Meloni al comizio di Vox come uno dei loro principali assi nella manica. Con i risultati che conosciamo. Ma loro, niente, imperterriti, quando sentono una campanella vanno avanti. E così nelle ultime ore, dopo il videomessaggio di Meloni ai conservatori spagnoli, diversi big Pd hanno ritenuto sensato replicare.
Da Letta a Boldrini: i dem bloccati in un déjà-vu
«Da Meloni mi sarei aspettato qualcosa di più europeista, dalla prima uscita internazionale, non con i neo-franchisti di Vox», ha detto Enrico Letta a Che tempo che fa, facendo venire in mente una vignetta di Osho di questi giorni in cui Meloni, parlando con Salvini, confessa che la sinistra le ha fatto venire il dubbio di aver già ricevuto l’incarico da Mattarella senza che lei se ne sia accorta. A fare compagnia al segretario Pd ci hanno pensato, tra gli altri, Lia Quartapelle, Deborah Serracchiani e l’immancabile Laura Boldrini. «Meloni saluta gli amici di Vox, nostalgici della dittatura in Spagna, assicurando che l’Italia lavorerà come la Polonia. Un Paese dove non è rispettata l’autonomia dei giudici, i diritti delle donne sono sotto attacco e ci sono zone dichiarate “Lgbt free”. Ci aspetta questo?», è stata la domanda allarmata della deputata.
Pure Conte si accoda agli allarmi
C’è da dire a onor di cronaca che il Pd non è il solo a voler confermare a tutti i costi che a sinistra non basta errare umanamente, si vuole a tutti i costi perseverare diabolicamente. Anche Giuseppe Conte, con successivo seguito di parlamentari M5S, ha infatti ritenuto molto opportuno lanciare allarmi sul fatto che «Giorgia Meloni ritorna a parlare ai suoi amici della ultradestra di Vox».
Rampelli: «Il Pd critica Vox, ma non ha mai mosso un dito sulle vie dedicate a Stalin»
«Nel 2022 ci si aspetterebbe una ferma condanna di tutti i totalitarismi, eppure alla sinistra piace solo inventare menzogne su partiti di destra come nel caso di Vox, etichettato come partito neofranchista, poiché teme la nostra visione d’Europa», ha commentato il vicepresidente della Camera uscente e neo rieletto deputato, Fabio Rampelli, durante la trasmissione Agorà. «Vogliamo – ha proseguito – un’Europa attenta agli interessi nazionali, fatta di tante patrie unite in una federazione, che regolarizzi gli interessi nazionali per evitare che gli atti di egoismo di Germania e Olanda diventino la regola». «A chi critica FdI e Vox suggerisco di guardare in casa propria e spiegare perché nelle città da loro amministrate ci sono ancora strade e piazze intitolate a Stalin senza che i sindaci del Pd – ha ricordato Rampelli – abbiano mai mosso un dito per cancellare dalla toponomastica i riferimenti a un sanguinario dittatore del comunismo».