Dispetti a un governo non ancora nato: così la stampa mainstream pressa la Meloni

5 Ott 2022 13:32 - di Niccolò Silvestri
stampa mainstream

Sarà forse l’effetto-spiazzamento provocato dalla sobrietà post-elettorale del centrodestra e di Giorgia Meloni in particolare. O, più probabilmente, la solito sindrome da “nun se vonno sta” che assale la tifoserie dei sinistri ad ogni sconfitta. O, ancora, l’antico vizio di seminar zizzania per poi vedere l’effetto che fa. Fatto sta che non passa giorno senza che la stampa mainstream non inventi qualcosa per illuminare una presunta difficoltà della nuova maggioranza o una pretesa patata bollente che i suoi leader si lanciano di mano in mano. L’ultima è quella che vuole Matteo Salvini minacciosamente attestato sul suo romanzo-Viminale: o ministro dell’Interno o il caos.

Salvini “eletto” anello debole del centrodestra

E tutti a chiedersi: «Come farà ora Giorgia Meloni a convincere l’ingombrante alleato a puntare su un altro dicastero»? E giù analisi, retroscena, interviste, indiscrezioni a base di virgolettati anonimi. Sempre di altri, ovviamente, mai niente che sia chiaro, testuale, diretto. Ma tant’è: la stampa mainstream ha eletto Salvini ad “anello debole” del centrodestra e gli scarica contro tutte le pressioni di cui è capace. Al punto da enfatizzare oltre ogni ragionevole soglia di decenza il malcontento della Lega al Nord quando invece risulta per tabulas che il 91 per cento dei quadri del Carroccio resta fedele al proprio leader.

I mezzucci della stampa mainstream

Ma la tenaglia è congegnata bene: da una parte il Salvini ostinato a tornare al Viminale per recuperare consensi, dall’altra il Salvini inseguito dagli antichi padani vogliosi di detronizzarlo. In mezzo una maggioranza che barcolla ancor prima di cominciare. Povera Meloni, verrebbe da dire. Ma nel medesimo disegno scardinatorio rientra il tormentone sul governo tecnico. Anche in questo caso non v’è giorno che non registri il picco sempre più alto del numero di ministri non-politici con conseguente disappunto dell’alleato forzista e leghista. L’ultima quotazione li dava ad otto, ma non è escluso che lo spread rispetto a quelli di partito sia destinato ad aumentare. Come si vede, pur di incagliare il prossimo governo la stampa mainstream non bada a spese né a mezzi. Mezzucci, in verità. Ma questo è un altro discorso.

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