Feltri: «Di Maio mette tristezza. Non ha un lavoro, chieda il reddito di cittadinanza»

8 Ott 2022 8:46 - di Gabriele Alberti
Feltri Di Maio

La parabola di Luigi Di Maio mette tristezza. Un Vittorio Feltri icastico ma pietoso dedica un editoriale al Giggino declassato in breve tempo “da astro nascente ad astro morente”. Ha tirato le cuoia, scrive il direttore editoriale di Libero nel suo stile diretto e implacabile, avendo abbandonato il Movimento 5 stelle per fondare “un suo partitino di cui nessuno ricorda il nome essendo questo defunto nella culla”. Sì, una parabole triste e ingloriosa. Di Maio “mette tristezza anche a chi lo ha combattuto”.

Feltri: “Di Di Maio si ricorderà il mensile ai nullafacenti”

Cosa si ricorderà di lui? “Una scena trasmessa in televisione nelle ore di punta -risponde Feltri- . Di Maio che si affaccia sulla piazza gremita di folla e annuncia al popolo che il governo, di cui egli era esponente di spicco, aveva sconfitto la miseria nel nostro vituperato Paese”. Lo aveva dichiarato celebrando i “fasti” – diventati nefasti- del  “cosiddetto Reddito di cittadinanza: ossia un mensile ai nullafacenti, cioè i disoccupati, molto numerosi nella regione, la Campania, dove il giovane leader, ormai ministro, è nato. Lo stipendio agli sfigati e ai lazzaroni è stato il capolavoro legislativo tenuto a battesimo da Luigino”. Poi è successo che naturalmente la povertà non è stata abolita bensì si è accresciuta; e si è scoperto un sistema pieno di falle che ha regalato soldi a delinquenti, detenuti, spacciatori e persino mafiosi.

Feltri: “Di Maio acceda al rdc. Sembra inventato per lui”.

Ma entra in gioco anche il Feltri “pietoso” che dal lato umano considera Di Maio “un ragazzo che molti hanno sfottuto ingiustamente; in quanto prima di entrare nel Palazzo era entrato allo stadio partenopeo a vendere bibite e piccoli prodotti alimentari. La qual cosa invece gli fa onore, perché non esistono lavori umili, ma lavori tutti dignitosi”. E’ praticamente l’unico merito che riconosce a Giggino. Per il resto, concesso l’onore delle armi sulle origini di Di Maio, il direttore non può esimersi dal “consigliarlo” per il futuro. E che consigli…”Il problema è che il giovanotto adesso, essendo disoccupato poiché ha perso il seggio, per guadagnarsi da vivere dovrà inventarsi un mestiere. In attesa di trovarlo gli consigliamo di accedere al reddito di cittadinanza che sembra inventato apposta da lui per se stesso”.

“Ricominci ad andare allo stadio”

Ironia, sarcasmo? No, “lo diciamo con affetto”, scrive. “Quando un uomo cade in disgrazia infatti noi non ci accaniamo su di lui, una questione di stile cui non rinunciamo. Pertanto gli auguriamo di avere presto una occupazione di alto livello”. La penna di Feltri lascia ai lettori riempire di significato quanto il suo “affetto” per Di Maio nasconda il gusto del paradosso…Quindi via con i consigli: “E allo stadio ricominci ad andarci per vedersi le partite di calcio e non per abbeverare gli spettatori. Confesso inoltre di nutrire qualche simpatia per l’ex eroe al quale rimproveriamo solo una cosa: ha sbagliato per eccesso di presunzione a lasciare il partito guidato da Conte. Per fondarne uno suo che potrebbe essere manovrato solo da Pulcinella”. In cauda venenum:  bocciatura politica senza esami di riparazione. Poi, l’addio: “Buona fortuna, Luigino. Si consoli col fatto che il Napoli è primo in classifica nel campionato, a fianco della mia Atalanta”. Cala il sipario.

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