Galli Della Loggia plaude al merito: “Chi ne ha paura conosce poco la Costituzione e la scuola”
Chi ha paura del “merito” nella scuola? Risponde Ernesto Galli Della Loggia: “chi conosce poco la nostra Costituzione e mostra di sapere poco della scuola, dell’uguaglianza e della democrazia”. Chapeau. L’editorialista del Corriere della Sera ha rilevato – e siamo in molti- la parata di scudi che si è levata contro il governo Meloni per via della dizione del ministero dell’Istruzione, con l’aggiunta «e del merito». Un caravanserraglio di accuse si è levato da sinistra contro il neo ministro Valditara e l’esecutivo. L’accusa mossa è quella di volere una scuola classista e diseguale.
“I padri costituenti erano nemici dell’uguaglianza?”
L’editoriale dello scrittore e intellettuale sul Corriere della Sera è una confutazione punto per punto di chi subito ha strillato a un subdolo attacco alla «scuola dell’eguaglianza». “Sicuramente, tanto per cominciare, mostra di conoscere poco la nostra Costituzione. Che all’articolo 34, parlando dell’istruzione, menziona esplicitamente «i meritevoli»: dovremmo allora dedurne che anche i padri costituenti fossero dei nemici dell’eguaglianza e magari della democrazia? – chiede Galli Della Loggia? Altra domanda: “E come facevano a pensare che si potesse risultare «meritevoli» a scuola se non fossero stati anche convinti che la scuola dovesse porre al centro il merito”? I nemici del merito “oltre a conoscere poco la Costituzione sembrano conoscere ancor meno la scuola”.
Merito, Galli Della Loggia: “L’attuale scuola dell’uguaglianza non è per nulla tale”
C’è un equivoco di fondo che si vorrebbe perpetuare: “L’attuale scuola dell’eguaglianza – scrive nel suo editoriale- che essi intendono difendere non è per nulla tale. È anzi vero l’opposto. La scuola italiana è in realtà una scuola della diseguaglianza, di una profonda diseguaglianza”. E la su analisi inizia dalle condizioni dell’istruzione nel Sud: “Da tutti i punti di vista gli alunni del Mezzogiorno, ad esempio, godono di condizioni dell’istruzione mediamente di gran lunga inferiori a quelle nel resto del Paese: dallo stato degli edifici scolastici, alle dotazioni degli istituti, alla qualità degli insegnanti”. Nel Meridione – ma senza che nessuno dei cultori dell’uguaglianza se ne sia mai lamentato – sono assai più gravi i dati dell’evasione dell’obbligo scolastico e dell’abbandono”. Non solo, ma c’è un uso diffuso da parte dei dirigenti scolastici “di comporre le sezioni secondo evidenti criteri di classe: raggruppando cioè in una sezione – quella con gli insegnanti migliori – tutti gli studenti figli dell’élite locale o comunque appartenenti ai ceti collocati più in alto nella scala sociale”.
Galli Della Loggia: “Non è una scuola dell’uguaglianza perché non è una scuola del merito”
Morale: “La verità è che la scuola italiana non è una scuola dell’eguaglianza proprio perché non è una scuola del merito”, scrive Galli Della Loggia. Lo dimostra la disparità qualitativa presente da regione a regione, “da sezione a sezione del medesimo istituto”. Queste disfunzioni sono di fatto “occultate dal generale orientamento alla promozione generale finale” Giudizio severo ma vero. “Perché la diseguaglianza territoriale e classista viene nascosta dietro la cortina fumogena dell’ormai ridicolo rito estivo di esami di licenza finale”. Le percentuali di promossi, in genere, intorno al cento per cento, rende evidente tutto ciò. Con il sottotesto che poi saranno le famiglie a metterci le mani in qualche modo.
Galli Della Loggia: C’è stata un’oggettiva svalutazione del merito”
Altra stoccata ai cultori dell’uguaglianza che si stanno stracciando le vesti di fronte alla parolina “merito”. Chiede l’editorialista: come è possibile parlare di uguaglianza nella scuola attuale, quando escono dalle sue aule “dei quindicenni, come per l’appunto i quindicenni italiani, che per la metà, a stare alle prove Invalsi, non riescono a comprendere il significato di un testo di media difficoltà scritto in italiano?”. Già, nessuno si interroga su questo aspetto che conduce dritto dritto “all’oggettiva forte svalutazione del merito”. Che da decenni coincide “con l’arresto definitivo dell’ascensore sociale: cioè della possibilità per le persone provenienti dagli strati inferiori della società di passare a quelli superiori? È davvero solo un caso?”. Certamente no. Per questo il dibattito sul merito è strumentale.
“Si apra una discusione seria sullo tato della scuola”
“Naturalmente, come poi la stessa Italia democratica confermò nella sua Costituzione, l’istruzione comporta di per sé la centralità del merito”. Certo, conclude Della Loggia, sul come cltivere il merito, come acquisirlo e come debba essere costruito, il dibattito è aperto. Attraverso “l’esperienza preziosa degli insegnanti e le riflessioni di una disciplina che ha il nome per l’appunto di pedagogia”. Nel frattempo, però, auspica una discussione critica e libera sullo stato della nostra scuola “da troppo tempo è del tutto assente”.