Giustizia, Nordio smonta le «balle colossali» della sinistra. E racconta com’è andata col Cav
La priorità, anzi «l’urgenza», è «accelerare i processi». Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, indica nella lotta alla giustizia lumaca il primo dossier su cui concentrarsi, anche alla luce dell’impatto economico che ha. «Per far questo serve innanzitutto aumentare l’organico», ha chiarito, spiegando che, poiché per i magistrati «servono minimo quattro anni, dal momento in cui si bandisce un concorso a quello in cui i vincitori prendono servizio, mi occuperò subito del personale amministrativo: cancellieri, segretarie».
Le priorità per la Giustizia: dai processi più veloci alla semplificazione
«Il magistrato è come il chirurgo. Lui opera, ma il paziente deve arrivare in sala operatoria preparato e qualcuno se ne deve occupare anche dopo», ha aggiunto il ministro, in un colloquio con il Corriere della Sera, nel quale ha sottolineato che si tratta di un provvedimento «semplice, per il quale, mi dicono, ci sono anche i fondi per attuarlo». Di pari passo, andranno la definizione dello status dei giudici onorari e la semplificazione normativa, a cominciare dalla depenalizzazione di alcuni reati. Non è prevista l’abolizione della sull’abuso d’ufficio, ma «una profonda revisione per mettere tranquillità ai pubblici amministratori che non se la sentono più di prendere decisioni».
Nordio: «La separazione delle carriere non mira al controllo sui pm»
Il faro è il programma: quello che sta lì, ci sarà anche nell’azione di governo; quello che non c’è, no. Dunque, ci sarà la separazione delle carriere, che «mai, mai e poi mai» Nordio ha letto come «un primo passo verso un controllo del governo sul pubblico ministero». «Mi fa inorridire solo l’idea», ha chiarito, rimarcando che «l’indipendenza della magistratura per me è un idolo». «Se non ne avessi un rispetto sacrale non avrei fatto il magistrato, ma l’impiegato. Nei Paesi dove c’è la separazione delle carriere infatti non c’è il controllo dell’esecutivo sul pm. E chi lo paventa dice una balla colossale», ha commentato, spiegando che anche se lui, da magistrato, ha «potuto fare benissimo entrambe le funzioni», si pone il problema di come il passaggio da una funzione all’altra sia percepito dai cittadini: «Potrebbe pensare che una mentalità accusatoria non sia tipica del giudice e viceversa».
La fedeltà al programma: si farà quello che è stato detto ai cittadini
Poi un chiarimento su ciò che invece nel programma non c’è e quindi non ci sarà neanche nella sua azione: l’abolizione della legge Severino, sebbene la consideri «un obbrobrio giuridico», e l’abolizione dell’ergastolo, anche se personalmente ritiene che andrebbe eliminato. «Idem per l’immunità parlamentare e per le intercettazioni che, secondo me, andrebbero limitate. Alcune sono indispensabili e altre dannose perché limitano la libertà dei cittadini», ha sottolineato il ministro, avendo però ben chiaro che «la politica è mediazione» e il solco da seguire è quello di ciò che si è detto ai cittadini.
Nordio racconta il colloquio con Berlusconi
È alla luce di questo faro sul metodo, dunque, che si deve inquadrare anche la sua nomina a ministro, rispetto alla quale Nordio ha raccontato anche com’è andato il suo colloquio con Silvio Berlusconi a Villa Grande, richiesto al Cav da Giorgia Meloni. Il leader azzurro, ha svelato Nordio, non ha avanzato alcuna richiesta specifica, «non occorreva», anche perché le sue posizioni sono note. «Eravamo in giardino. Il dottor Gianni Letta (anche lui presente all’incontro, ndr), che conosceva perfettamente i miei libri, ha riassunto a Berlusconi le mie posizioni. Peraltro che non coincidono in tutto con quelle di FdI, e fa onore a Giorgia Meloni – ha concluso il ministro – avermi indicato come candidato presidente della Repubblica e alle elezioni, pur sapendolo».