Henry De Montherlant, una raccolta di scritti ripropone l’eterna oscillazione tra la Vita e il Nulla
La raccolta di scritti dei quali è Autore Henry de Montherlant, “Servizio inutile”, Edizioni Settecolori, con una analitica valutazione di Stenio Solinas, e una resa italiana apprezzabile di Marco Settimini, permette una valutazione anche ai lettori, del testo nominato e più estesamente su De Montherlant. Anni Trenta, anni orribili. Totalitarismi, ombre di conflitti, sbaraglio economico. La Francia è ancora una grande nazione imperiale, la Germania annientata si rifonderà tanto più esacerbata quanto massimamente umiliata, l’Italia aspira a diventare forte tra i forti. La Russia è comunista e nazionalista, crede di ottenere nelle forme costrittive del lavoro la forza del passato, gli Stati Uniti crollano e rinascono supremamente; la Cina non appare. De Montherlant, certo, vive la Storia, ma, come dichiara nel brano più sentito e rivelatore del libro, la confessione di sé quale scrittore, è nella Storia, nella Società, ma è “solo”. Che vale a dire? Che gli preme essenzialmente esprimere la sua identità necessaria, ciò che sente di esprimere.
De Montherlant, la Morte, il Nulla
Un artista è artista nell’essere chi è, nell’esprimere quel che sente necessario esprimere da sé per sé. Può accadere la fine dell’Universo, stelle che ti crollano accanto, spegnere il sole, se non senti come tua necessità espressiva , se non sono in te, niente, non li “devi” esprimere, l’artista non “deve” esprimere se non quel che sente “per se stesso” necessario esprimere. E che sentiva come suo proprio necessario da esprimere De Montherlant? Sotto la velatura di rappresentazioni di gradita leggibilità che oltretutto danno l’epoca, in specie del Nordafrica, De Montherlant era un nichilista fattivo di convinzione radicata. La Morte ed il Nulla scorrono in ogni pagina. Cattolicesimo, Cristianesimo, Roma, quant’altro,certo, assolutamente, ma sapendo in ogni caso che la Morte ed il Nulla sono la verità, anzi:la verità di Henry de Montherlant. Morte e Nulla e tuttavia nessuna negazione della Vita.
L’arte e la vita
Come altri nel suo tempo, ed in minore presenza oggi, ebbe timore che alla morte naturale si accostasse la morte della civiltà, ossia le vera morte, quella dell’esprimere, esprimere non soltanto comunicare, ossia l’arte. Pur non filosoficheggiando, il congiungimento tra civltà, arte e vita è marmoreo nelle sue considerazioni. Ma forse, al termine dell’esistenza, credette che il tempo a venire avrebbe negato l’ultima aristocrazia sopravvissuta, l’aristocrazia della “forma”, rendere sensibile il proprio sentire, l’arte insomma cioè la vita. E si uccise. Ma si uccise anche per una ragione essenziale.
L’eclissi dell’individuo
Era un “individuo”, rispondeva alla propria volontà. Individuo! Anche dell’individuo oltre che dell’arte “sentiva” l’eclissi. Tra momenti narrativi e citazioni di scrittori amati, ecco ragioni di lettura del libro. Che è sempre narrativo quand’anche discorre di cose pubbliche. Un fatto, un personaggio, una descrizione. Per il resto e di eventi e scelte discutibili, ci sarebbe da discutere. Mi limito ai testi degli anni venti/ trenta.