I tre “tenori” Bersani, D’Alema e Veltroni archiviano Letta: «Il Pd è da rifondare»

5 Ott 2022 9:32 - di Michele Pezza
D'Alema

Tre ex-segretari – Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Walter Veltroni -, tre diverse interviste – Corriere della Sera, Stampa, Fatto Quotidiano – identica soluzione: ridefinire l’identità perduta. Destinatario, il Pd che domani riunisce la direzione nazionale con il serio rischio che si trasformi in un processo al suo segretario Enrico Letta. Identità da recuperare, dunque, e non partito da «sciogliere», come chiede ad esempio Rosy Bindi e come pensa una buona parte di dirigenti. Quel che è certo è che la performance elettorale dem si è rivelata disastrosa, non tanto sotto il profilo numerico quanto sotto quello politico.

D’Alema: «Ma i dirigenti dem dove vivono?»

Il Pd è un campo di macerie, balcanizzato tra chi vorrebbe una lucidatura del suo profilo riformista e chi, al contrario, pretenderebbe un patto di sangue con il M5S. Tra questi lo stesso D’Alema, che guarda al movimento di Giuseppe Conte come un elemento strutturale del campo della sinistra. Letta invece lo ha snobbato. Al punto che il lìder Maximo sfoggia in proposito tutto il sarcasmo di cui è capace per sottolinearne la distanza con la realtà: «Mi chiedo dove prendano il caffè la mattina i dirigenti del Pd». Non va meglio con Bersani, che dice «basta primarie». L’ex-segretario non vuole né sciogliere né scegliere, ma favorire una riflessione, appunto, sull’identità perduta.

Bonaccini è già in campo

Che poi è la stessa ricetta di Veltroni, che a sua volta lamenta l’immobilismo del Pd e il venir meno della sua dimensione di partito-comunità. A detta di tutti e tre, la situazione è grave e non si risolve con i pannicelli caldi delle buone intenzioni, men che meno con i giochi delle correnti. Sia come sia, tutto ruota intorno al rapporto con i 5Stelle. Se per D’Alema sono indispensabili alla causa della sinistra e Bersani li considera privi del «know how» necessario per esserne il pilastro, Veltroni li vede ancora contagiati dalle tossine dell’«antipolitica». Il pallino è ora nelle mani di Letta e quindi di chi lo sostituirà. Stefano Bonaccini è già in campo, si cerca lo (o la) sfidante. Ma per Bersani, D’Alema e Veltroni quello che vedremo sarà solo il sequel del brutto film che il Pd fa vedere da almeno dieci anni.

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