Il “mal francese” contagia Saviano. Lo scrittore come la Boone: «Meloni pericolo per la Ue»
Nel derby tra Francia e Italia, innescato dall’improvvida sortita della ministra Laurence Boone che pretenderebbe di vigilare sullo stato di salute dei nostri diritti, Roberto Saviano sta con Parigi e non con Roma. Ne fa fede l’articolo scritto per il Guardian e rimbalzato in Italia grazie alla Stampa in cui lo scrittore dice letteralmente peste e corna di Giorgia Meloni e del suo partito fino a rappresentarli come il nuovo «spettro che si aggira per l’Europa». Niente di clamoroso, sia chiaro: il solito rimestare del luogocomunismo sempre in agguato quando c’è da dare addosso alla destra. Saviano, del resto, non è certo uno che si fa pregare quando c’è da ricorrere al copia-e-incolla. E fosse solo questo.
Il delirio di Saviano contro FdI
Il vero guaio è che l’articolo è come un doppiaggio fuori sincrono, un po’ come quello delle vecchie telenovelas irriso dal trio Lopez. E sì, perché scrivere che la Meloni è un «pericolo» per l’orbe terracqueo può avere senso solo prima delle elezioni. Dopo chi ti si fila più. Se in ballo c’è il mondo bisogna arrivare per tempo e non quando ormai è troppo tardi. Evidentemente Saviano ha dovuto pensare a lungo prima di arrivare alla conclusione che l’Italia è «sempre stata un laboratorio». Per cui occhio alla penna: una Meloni che oggi s’impone qui è capace in un niente di diffondersi come un coronavirus in tutta Europa. E allora addio diritti Lgbt+, addio migranti, addio parità e addio aborto.
Il vizio di parlar male dell’Italia all’estero
La Ue come un’immensa Ungheria rosolata a fuoco lento dalla fiamma postmissina che non a caso la leader ha lasciato ardere nel logo di Fratelli d’Italia. Per non parlare del pestifero trittico “Dio, patria e famiglia” che Saviano descrive come «slogan dell’epoca mussoliniana» quando invece a coniarlo, un secolo prima, fu Giuseppe Mazzini. Basterebbe e avanzerebbe per concluderne che l’invettiva del contestato autore di Gomorra non è una cosa seria. Purtroppo lo diventa proprio alla luce dell’intemerata della Boone, che ha trovato naturale ficcare il naso negli affari di un altro Paese. Domanda: lo avrebbe mai fatto verso la Gran Bretagna o la Germania o – che so – il Portogallo? Difficile. E sapete perché? In questo Saviano ha ragione, l’Italia è davvero un «laboratorio»: gente come lui attecchisce solo da noi.