Il Pd si prepara alla guerra: vuole Zan come anti Fontana alla vicepresidenza della Camera
E’ stato lui, Alessandro Zan, tra coloro che nel Pd in apertura di seduta alla Camera ha esposto lo striscione odioso contro la candidatura del leghista Lorenzo Fontana: “No a un presidente omofobo e pro Putin“, recitava il testo. Il parlamentare rivendica questo “bel gesto”: “È stata una protesta pacifica ma molto determinata per dire che non può essere eletto terza carica dello Stato chi ha costruito tutta la sua esistenza politica su parole d’odio è discriminazione; che ha patrocinato quel congresso di Verona che raccolse i peggiori integralisti mondiali. Non può sedere su quello scranno”. Da queste assurdità si capisce bene come ormai dirsi cattolici è passibile di gogna.
Suggestione Pd: Zan vicepresidente come anti Fontana
Zan è pieno di livore, pertanto chi meglio di lui potrebbe assumere il ruolo di anti-Fontana alla Camera. Per questo spunta l’idea Pd di proporlo alla vicepresidenza di Montecitorio, che, copme si sa, spetta alle opposizioni. E’ la suggestione che si fa largo tra i dem che sui preparano ad un’opposizione preconcetta e ideologica. Il primo a stupirsi è stato proprio lui, Alessandro Zan. “E’ solo una voce” ma “io sono a disposizione”, il commento del deputato simbolo della battaglie per i diritti Lgbt. E la suggestione piace anche ai vertici dem. Nei prossimi giorni si vedrà se ci sono le condizioni perché diventi qualcosa di più concreto.
Le manovre del Pd
Intanto il timing. Martedì sono convocati i gruppi per l’elezione dei presidenti e mercoledì ci sarà il voto sulle nomine istituzionali. Nel Pd la partita si giocherà in un pacchetto che tenga conto degli equilibri dei gruppi. La componente femminile resta l’unico dato certo. Per il resto non è ancora sciolto il nodo tra la riconferma delle uscenti Simona Malpezzi e Debora Serracchiani o un rinnovamento con Anna Ascani magari alla Camera. Per il Senato ci sarebbero Valeria Valente e Anna Rossomando. Quest’ultima però, già vicepresidente a palazzo Madama, non è escluso sia riproposta per l’incarico.
Cosa vogliono trattare i dem
In sostanza lo schema su cui ragionano i dem è quello di un vicepresidente al Senato e un questore (in pole il franceschiniano Bruno Astorre); e un vicepresidente alla Camera. Poi ci sono i capigruppo. E sullo sfondo le presidenze delle commissioni di garanzia. I dem puntano al Copasir per Lorenzo Guerini o Enrico Borghi. Sebbene ci sia chi avanza il sospetto che dietro il caos di giovedì al Senato, con i voti arrivati dall’opposizione a Ignazio La Russa, si nascondano le mire di Matteo Renzi proprio per la guida dell’organismo di controllo. Ma anche sulle stesse vicepresidenze a palazzo Madama potrebbero esserci delle sorprese legate a quanto accaduto.
Ira del Pd verso Renzi: le opposizioni ai ferri corti
Intanto i rapporti tra le opposizioni restano molto tesi. C’è l’ira del Pd verso Renzi e i suoi considerati tra i ‘traditori’ al Senato. E anche con Giuseppe Conte i rapporti restano al minimo. Tanto che venerdì, pure unita nella critica a Fontana, l’opposizione è andata comunque in ordine sparso nel voto in aula, ognuno con un proprio candidato di bandiera. Eppure il tentativo di coinvolgere, Letta l’aveva tentato mettendo in campo il nome di Cecilia Guerra, già esponente del Conte 2. “Tossine della campagna elettorale e molti elementi di incompatibilità”, viene fatto notare nel Pd. Dice Nicola Zingaretti che a breve lascerà la guida della regione Lazio: serve “l’apertura di una fase nuova tra le opposizioni”. Ma le prime proveb tecniche sono fallimentari.