Il reddito di cittadinanza mette a rischio pure il vino: «Fa preferire il divano alla vendemmia»
Anche il vino rischia di essere danneggiato dal reddito di cittadinanza: mancano lavoratori per la vendemmia. A lanciare l’allarme sono i vertici di due cantine di grande rilievo, come la sarda Argiolas e la siciliana Donnafugata. «I ragazzi non hanno voglia di imparare il mestiere perché a parità di stipendio preferiscono stare a casa per non perdere il reddito di cittadinanza», ha spiegato Valentina Argiolas, chiarendo che «la vendemmia è molto difficile quest’anno in Sardegna», perché «mancano trattoristi, potatori, innestatori, in sostanza tecnici che lavorano con le mani».
La testimonianza di Valentina Argiolas
Argiolas, che guida una delle cantine sarde più note e prestigiose, ha sottolineato in un’intervista all’Adnkronos che quelle che servono sono «professionalità che appartengono a una generazione di ultrasessantenni che non vengono sostituiti dai giovani», ma i ragazzi preferiscono adagiarsi sul reddito di cittadinanza «e quindi siamo costretti a chiamare sempre di più squadre esterne all’ambito territoriale». Uno scenario che prima non si verificava: «Avevamo manodopera sarda sia stagionale che fissa», tuttavia, anche in questo settore così duramente messo alla prova dalla crisi e dall’impennata dei costi di produzione, non tutto sembra perduto. «Ci sono tanti ragazzi volenterosi che stanno impiantando vigneti nella nostra zona tra Serdiana e Dolianova, a nord di Cagliari, magari sono figli di viticoltori della zona che lo fanno come attività secondaria, laureati, impiegati di banca, comunque persone con una certa cultura». Questo, ha sottolineato Valentina Argiolas, «è un fatto positivo».
La denuncia di Donnafugata: «Hanno il reddito di cittadinanza e vogliono lavorare in nero»
Lo scenario descritto dalla viticultrice sarda rispetto ai problemi prodotti dal reddito di cittadinanza, trova riscontro anche nel racconto di Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia e amministratore delegato dell’azienda di famiglia Donnafugata, un altro marchio italiano di grande prestigio e ben collocato anche all’estero. «Quest’anno – ha raccontato – è la prima volta che abbiamo difficoltà a trovare lavoratori per la raccolta dell’uva in piena vendemmia». «Una vera piaga», ha commentato Rallo, riferendo di numerosi casi in cui, durante la ricerca di lavoratori per la vendemmia, si è sentito risponde: «No grazie, sono percettore di reddito e non posso lavorare, eventualmente potrei senza comparire». Insomma, lavorare in nero sì, lavorare in regola no. Una prospettiva rigettata in toto da Donnafugata.
Rallo: «Va rivisto, è un peso per la società e mette a rischio l’agricoltura»
«Noi siamo sempre riusciti a trovare braccianti con il passaparola e invece questa estate abbiamo avuto seri problemi. Siamo molto più che preoccupati. È un campanello d’allarme per i prossimi anni perché la questione riguarda anche altri settori come le coltivazioni di ortaggi e frutta che si vive sempre di più da quando esiste il reddito di cittadinanza», ha spiegato Rallo, riconoscendo l’utilità del reddito di cittadinanza durante la pandemia, ma avvertendo che «ora deve essere rivisto, in quanto è un peso notevole per la società italiana ed è un paradosso non riuscire a raccogliere le nostre produzioni agricole quando ci sono persone che potrebbero lavorare».