Intasca il reddito di cittadinanza, ma la moglie guadagnava 13mila euro. “Non lo sapevo”
Per ottenere il reddito di cittadinanza ha omesso di dichiarare che la moglie aveva un reddito di quasi 13mila euro in qualità di titolare di una ditta individuale. Lo riporta il Gazzettino riferendo di una condanna di un 49enne residente a Chioggia.
L’ennesimo furbetto del reddito di cittadinanza è stato condannato ieri mattina dal giudice penale di Venezia alla pena di due anni e due mesi di reclusione. Il 49enne veneziano per non perdere diritto all’assegno mensile si guardò bene anche dal comunicare di aver svolto alcune attività lavorative retribuite: per tacere del piccolo particolare della consorte con la cifra di oltre 13mila euro l’anno la sentenza è stata emessa a conclusione di un processo celebrato con rito ordinario.
Ad effettuare gli accertamenti sono stati uomini della Guardia di Finanza di Chioggia i quali hanno iniziato ad operare mettendo a confronto l’elenco di nominativi delle persone che hanno richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza con le varie banche dati che possono fornire informazioni sull’esistenza di rapporti di lavoro sull’eventuale versamento di contributi previdenziali e sulla partecipazione a iniziative societarie: dall’incrocio dei dati sono emerse una serie di irregolarità e l’uomo è stato convocato per fornire spiegazioni di fronte le fiamme gialle quarantanovenne di Chioggia si giustificò spiegando di non essere a conoscenza che andava inserito anche il reddito della moglie.
Reddito di cittadinanza: il trucco della famiglia divisa, denunciati tre pregiudicati stranieri
Tre persone, tutte straniere con precedenti di polizia a carico, sono state denunciate per truffa ai danni dello Stato avendo percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. E’ accaduto nel cremonese.
Le indagini, svolte dai carabinieri della stazione di Castelleone, si sono sviluppate attraverso un’accurata analisi della situazione familiare e lavorativa dei tre. Due di loro percepivano il sussidio sin dal 2021, per un importo complessivo di oltre 10.000 euro
I militari hanno quindi acquisito le istanze presentate dai tre per ottenere il sussidio e posto l’attenzione sulle informazioni riportate. E’ stato così accertato che due di loro avevano fornito false notizie sulla composizione del nucleo familiare, indicandosi come unici componenti mentre anagraficamente sono conviventi tra loro e con altri familiari. I due, al momento, risultano irreperibili e nella loro casa attualmente abita un’altra famiglia. La terza persona aveva invece omesso di riferire la convivenza con una persona che percepisce regolarmente un reddito e, quindi, non aveva i requisiti necessari a percepire il sussidio.