La sinistra ha da ridire anche sul “merito”. E Giannini la spara grossa a Otto e mezzo
Nella puntata di ieri sera di Otto e Mezzo, Lilli Gruber schiera le truppe cammellate contro il merito. E al suo segnale si scatena l’inferno tra l’immunologa Antonella Viola, Francesco Specchia di Libero e Massimo Giannini. Al centro della discussione c’è il nuovo nome del ministero per la Scuola, che poi “nuovo” non è, come ha abbondantemente spiegato il dibattito infuocato degli ultimi giorni. Ma che per gli aedi di una sinistra ancora sotto choc per il risultato elettorale, rappresenta un grimaldello per continuare a portare avanti una sterile battaglia lessicale che nello studio de La7 ieri ha visto affrontarsi i tre interlocutori sul fronte della esegesi terminologica della dicitura “merito”.
Merito, la parola che manda in tilt lo studio di “Otto e Mezzo”
E dalla linguistica alla storia, la lezione che Lilli Gruber ha tentato di far impartire ai suoi discepoli registra impreparazione e faziosità da 10 e lode. Per la Viola, infatti, quella ridefinizione del nome del dicastero rappresenta un attacco frontale alla scuola e al mondo della formazione così come ci è stato presentato finora. Per Giannini esplicita addirittura reminiscenze passatiste. «Questo nome ha il sapore fascista del Ventennio. Ci mancano solo i ragazzi che saltano nel cerchio di fuoco e siamo a posto», tuona il direttore de La Stampa, assai poco originalmente… Per fortuna Specchia riesce a inserirsi e a fare chiarezza. Sottolineando, per esempio, che nella nostra Costituzione è previsto proprio il merito per quanto riguarda il sistema scolastico.
La sinistra si accapiglia sul “merito”: e Massimo Giannini la spara grossa…
Argomentazione puramente logiche. Fonti storiche. Dati e date. Fatti. Ma la sinistra, ancora sotto choc per il risultato elettorale e in difficoltà nel doverlo metabolizzare, tira dritto con inutili speculazioni diventate in questi giorni i ferri del mestiere di operatori della politica dem che non hanno ancora riaperto bottega dell’opposizione. Tutti presi ad accapigliarsi sulla parola merito. Come accaduto, sempre ieri, anche tra Carlo Calenda e il leader Cgil Maurizio Landini. Con il sindacalista che commentando il nuovo nome del ministero dell’Istruzione e del Merito dichiara: «Rischia di essere un schiaffo in faccia a chi può avere tantissimi meriti, ma parte da una situazione di svantaggio».
Mentre Calenda bastona Landini…
E il numero uno di Azione che, aggiustando il tiro per rispedire quel commento al mittente, ribatte: «Il merito è l’unico antidoto a una società classista o a una società appiattita sull’ignoranza. Come realizzare il merito in modo giusto è un dibattito difficile e interessante. Rifiutarne il principio è assurdo e antistorico. Questa presa di posizione di Landini è incredibile». Concludendo col botto: «In nessun Paese del mondo il segretario del principale sindacato si dichiarerebbe contro il merito come principio. Questa posizione ideologica spiega perché la Cgil è stata spesso negli ultimi anni un freno alla modernizzazione del Paese. Spero che Cisl e Uil prendano le distanze».