La sinistra sbarella: per l’Annunziata la Meloni è come Peron, Padellaro evoca la Thatcher
Giorgia Meloni sta mandando ai matti la stampa di sinistra. Mettetevi d’accordo sul suo discorso alla Camera. Per Lucia Annunziata ha fatto un intervento “peronista e divisivo”. Per Antonio Padellaro ha fatto un intervento alla Margareth Thatcher contro i poveri. L’alfa e l’omega. La Stampa e il Fatto emettono due sentenze antitetiche. Con una facile battuta, dal centrodestra si potrebbe liquidare il discorso: bene, vuol dire che stiamo facendo bene, avanti così. Ma non è questo il punto. Il punto è che il primo presidente del Consiglio di destra ha cambiato tutto, ha sparigliato tutte le “gabbie” mentali ed ideologiche strutturali della sinistra. La quale ha perso tutti i suoi riferimenti logori inadeguati a leggere il presente.
Il fiele di Lucia Annunziata: Meloni come Peron
Lo scriviamo con rispetto, ma quando si evocano figure politiche del passato, inscritte in precisi contesti e congiunture storiche, vuo dire che si hanno pochi argomenti. Sulla Stampa la Annunziata verga un lungo commento che parte da una citazione: «Per il Peronismo c’è soltanto una classe di uomini: quella degli uomini che lavorano», Juan Domingo Peron. E la mette comparativamente accanto a un passaggio di Giorgia Meloni: «Siamo sempre stati al fianco di quei quasi cinque milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti e liberi professionisti che costituiscono un asse portante dell’economia italiana. E non smetteremo ora. Per noi, un lavoratore è un lavoratore». Poi si rivolge al direttore Giannini: “Ti chiedevi nel tuo ultimo editoriale se Giorgia Meloni sarebbe stata Evita (Peron) o Margaret (Thatcher) e adesso lo sai. Il primo discorso ufficiale, pronunciato alla Camera prima della fiducia e poi depositato al Senato, ci ha raccontato la radice della formazione intellettuale del nuovo presidente del Consiglio”. Una sentenza.
Annunziata a Giorgia Meloni: “Chi le scrive i discorsi…”
E specifica la sostanza del suo paragone: “Quel patchwork di vari pensieri degli anni Quaranta che va sotto il nome di Peronismo. Patriottismo, terza via economica del fascismo, socialismo, nazionalismo: il tutto combinato intorno a una idea: il riscatto dei descamisados(…). Ma se la retorica costruita intorno a questo obiettivo faceva impressione già a cavallo degli anni 40/ 50 del primo Peronismo fa di sicuro ancora più impressione sentirne echeggiare le idee nell’anno 2022; nelle aule del Parlamento di una democrazia avanzata come l’Italia”. Assurdo. Nelle parole del presidente del Consiglio l’editorialista in tema di vicinanza ai lavoratori meno avvantaggiati legge contrapposizione “popolo vs i potentati”. “Un discorso profondamente divisivo”. E conclude seccamente e velenosamente: ” È tutto chiaro, presidente Meloni. Buon lavoro. Ma chi l’aiuta a scrivere i discorsi, e mi pare che ci sia un intero comitato a farlo, dovrebbe forse aiutarla anche a farglieli risentire, per farle capire quanto, con tali parole, invece di sanare, Lei rilanci quel conflitto fra popolo e istituzioni, che è il vero male dei nostri anni. Pro domo sua“.
Padellaro cita la Thatcher commentando il discorso di Meloni alla Camera
Diametralmente opposto Antonio Padellaro che ricalca la collega nella citazione iniziale: ma stavolta le parole sono quelle della Lady di Ferro: “A quelli che mentre parlo aspettano col fiato sospeso, l’espressione preferita dalla stampa, la marcia-indietro, voglio dire solo una cosa. Fatela voi la marcia indietro, se volete. La signora non ha intenzione di fare marcia indietro”. Precisa l’editorialista: “Lo disse Margaret Thatcher, la prima donna a diventare primo ministro nel Regno Unito. Rivolta alla platea di maschi in un congresso del partito conservatore. Una frase che si attaglia a Giorgia Meloni, la prima donna a diventare presidente del Consiglio. Parole che non escludiamo possano, in futuro, essergli utili”. Dopo avere ironizzato sul termine “underdog”, la sfavorita che sbaraglia i competitori.
Padellaro avverte il premier Meloni: “La Thatcher è ancora una donna molto odiata”
Così conclude, anche lui evocando una lotta di classe: “Giova qui ricordare che tra i connazionali la Dama di ferro fu, ed è ancora, una donna molto odiata, considerata all’origine dell’ondata di povertà e disperazione che negli anni ’80 travolse i ceti più deboli”. Quindi l’avvertimento non proprio bonario: “Non vorremmo che la Meloni si fosse ispirata a lei quando, per esempio, si è scagliata contro il Reddito di cittadinanza. O quando, qua e là, ha fatto balenare un certo decisionismo spinto che, vogliamo sperare, non incroci mai il duro cinismo della figlia del droghiere”.