Lamberto Dini: «Meloni eredita la più difficile situazione economica degli ultimi decenni»

7 Ott 2022 11:03 - di Fulvio Carro
Lamberto Dini

Finalmente c’è chi dice la pura e semplice verità. Lamberto Dini non si lascia trascinare nelle solite ipocrite polemiche contro Giorgia Meloni. Va al sodo, al di là delle mediocri discussioni su “ministra” o “ministro” e dell’analisi del sangue (politico). Essere premier in questa stagione è da far tremare i polsi, come affermò la leader di FdI in campagna elettorale. Bisogna avere capacità, impegno e coraggio. E Dini spiega il motivo. La guerra in Ucraina, l’impennata dei prezzi dell’energia, le conseguenze che pesano sul nostro sistema produttivo, un quadro non tranquillo.

Lamberto Dini: si rischia grosso

«Giorgia Meloni sta ereditando la più difficile situazione economico-sociale degli ultimi decenni. Il prezzo esorbitante dell’energia sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie. C’è il rischio di tensioni sociali inevitabili e di recessione economica». Questo è lo scenario che «Meloni sta ereditando dal governo Draghi». E che renderà «complesso fare una legge di bilancio che aiuti imprese e famiglie e nel contempo mantenga la fiducia dei mercati, considerato l’elevato livello del nostro debito pubblico».

«Giusto puntare su un governo di alto profilo»

Di conseguenza la leader di FdI «ha ragione quando dice di voler puntare a un governo di alto profilo. La situazione lo esige, anche per rassicurare i nostri partner europei e i mercati. Mi pare giusto e saggio che pensi di poter contare su alcune personalità, fuori dal Parlamento, di riconosciuta statura internazionale e competenza, per qualche ministero chiave».

I consigli di Lamberto Dini

E giù con i consigli. «Mi riferisco in particolare al ministero dell’Economia», puntualizza Lamberto Dini. «Ma il discorso potrebbe valere anche per i ministeri degli Esteri, della Giustizia o dell’Interno. Non più di questi. E se Meloni me lo permette, sulla base della mia esperienza, le vorrei dare un altro consiglio: scelga e porti con sé a palazzo Chigi un capo dell’ufficio legislativo di provata esperienza e anche un consigliere economico di sua fiducia». In questo modo potrà «avere un giudizio più preciso sugli effetti e le conseguenze economico-finanziarie dei provvedimenti che via via verranno messi in cantiere dai ministri che faranno parte del suo governo».

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