Letta e Calenda si scannano sul rebus dei voti a La Russa. Renzi: fossi stato io lo avrei rivendicato
Altro che centrodestra: la vera resa dei conti è quella in corso nel centrosinistra. Un redde rationem che ha mostrato i suoi primi risultati proprio con l’elezione del presidente del Senato Ignazio La Russa. Conti che al momento non tornano, e che mettono i diretti interessati – Letta, Renzi e Calenda – tutti contro tutti, in un rimpallo di accuse e giustificazioni che fanno volare gli stracci sui social.
Il rebus dei voti a La Russa dall’opposizione: il tweet di Letta
Il pallottoliere di Palazzo Madama non mente: i voti del centrodestra, al netto del fatto che per Forza Italia hanno votato per La Russa i soli Berlusconi ed Elisabetta Casellati, dovevano essere 99 ((66 di Fratelli d’Italia, 29 Lega, 2 di FI+2 da Noi Moderati). Il presidente del Senato di Fratelli d’Italia è stato eletto con 116 voti. All’appello si sono aggiunti dunque altri 17 si provenienti dalle opposizioni. Così, tra chi giura non essere stato e chi spergiura di avere la coscienza bianca immacolata come la scheda che dichiara di aver votato, i riflettori sono puntati proprio sui leader del centrosinistra: Enrico Letta. Carlo Calenda. Matteo Renzi. I quali, tra dubbi e recriminazioni, additano ognuno i propri sospetti. Risultato: l’opposizione è già in pezzi prima ancora di cominciare. E tra i due litiganti, il terzo (Giuseppe Conte) si sfrega le mani…
La resa dei conti tra Letta, Calenda e Renzi
Matteo Renzi giura che lui non è stato. Calenda conferma la posizione terzopolista. «E allora è stato lui», scommettono in Transatlantico a Palazzo Madama. E l’interrogativo rimbalza dai banchi dell’opposizione alla bouvette: da dove arrivano i 17 voti esterni al centrodestra che hanno contribuito all’elezione di Ignazio La Russa? Enrico Letta mette le mani avanti per non cadere indietro. E in un tweet parte all’attacco: «Irresponsabile oltre ogni limite il comportamento di quei senatori che hanno scelto di aiutare dall’esterno una maggioranza già divisa e in difficoltà». Un commento, quello del segretario Pd, che tira le somme sullo stato dell’arte dell’opposizione di centrosinistra. Ma che non entra nel merito dei passaggi matematici.
Dubbi, accuse e giustificazioni: ma i conti nel centrosinistra non tornano…
Una considerazione amara, quella del numero uno del Nazareno dimissionario, che conclude: «Il voto di oggi certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza»… Ma la matematica, sembrano rivendicare Renzi e Calenda, non è un’opinione. E replicando nel merito, con gli occhi puntati su di loro, assicurano di aver votato scheda bianca. «Lo avrei rivendicato, non siamo stati noi», si affretta a giustificarsi l’ex premier. Che poi sparando colpi a destra e a manca, aggiunge su Twitter: «Oggi noi in Senato abbiamo votato scheda bianca. L’elezione di La Russa nasce da un regolamento di conti interno alla destra e prima ancora dalla folle strategia delle alleanze del Pd e di Enrico Letta».
Calenda a Letta: «Ti consiglio di cancellare il tweet. Invecchierà male»
Parole a cui fanno eco quelle del compagno di banco in Aula di Renzi, Carlo Calenda. Anche il leader di Azione replica direttamente a Letta e al suo post di accusa sulla parte dell’opposizione che «non aspetta altro che entrare in maggioranza». Postando: «Si Enrico. La tua. Noi diciannove voti non li abbiamo. E siccome queste cose si vengono sempre a sapere alla fine, ti consiglio di cancellare questo tweet. Invecchierà male». Così come, in calce a commenti e dichiarazioni, l’Adnkronos rilancia un’ultima considerazione di Calenda arrivata a margine del voto: «Noi abbiamo votato bianca. Diciannove voti a La Russa, noi non li abbiamo. Sono stati o i 5 stelle o il Partito democratico. Non avremmo pensato ad una possibile mossa del cavallo». E alla fine nessuno arriva allo scacco matto. E il mistero resta insoluto. Almeno per ora…