Letta e Conte si guardano in cagnesco, Renzi si becca gli insulti del Pd: «Sei spregiudicato»
Lanciano gli appelli tipo “vogliamoci tutti bene, marciamo uniti contro la destra”. Poi, appena si incontrano, si guardano in cagnesco. Enrico Letta e Giuseppe Conte neppure si salutano, Matteo Renzi viene trattato a mo’ di traditore. Calenda non sa neppure dove consumare gli ultimi “pallottoni verbali”. L’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato senza i voti di FI scatena una miriade di accuse incrociate. Ma non c’è soltanto la caccia a chi – dall’opposizione – ha scritto il nome dell’esponente di FdI. C’e soprattutto l’occasione per darsele di santa ragione.
Letta, Conte e Renzi: gruppo di famiglia in tre interni
La bordata la dà il Pd. «Il solito Renzi, anche adesso si è manifestata tutta la sua spregiudicatezza. Sembra il sequel del ddl Zan…». Così Monica Nardi, portavoce di Enrico Letta. Quanto a Carlo Calenda, l’osservazione è che si sta muovendo «con ingenuità». Ma «prima o poi imparera’ anche lui…». A nulla sono servite le parole del leader di Iv: «Chi mi conosce lo sa, se fossi stato io l’avrei rivendicato e soprattutto avrei portato a casa qualcosa». Poi ha aggiunto: «Chi dice che siamo stati noi a votare La Russa per avere la vicepresidenza non capisce che, per averla, dovrebbero dire di sì anche il Pd e il M5S. E non ce lo diranno mai».
La toppa è peggiore del buco
Il clima che si respira nell’opposizione è teso. Basta analizzare il comportamento tenuto in aula e nei corridoi del Palazzo. Quando i cronisti fanno notare che Letta e Conte non si salutano, peggio ancora se c’è Renzi, qualcuno tenta di metterci una pezza: «No, si sono fatti un cenno a distanza». E quel cenno a distanza diventa la carta su cui puntare tutto. L’unico elemento che unisce Pd e M5S è l’accusa a Renzi: «Voleva dare un segnale». Quale? «Quelle del tipo o vi accordate con me o le intese per le cariche le faccio con la Meloni”». Sempre la solita litania.
Letta, Conte, Renzi e Calenda tra sospetti e ironie
Ma i dem accusano anche i Cinquestelle. C’è chi sostiene che i grillini abbiano già una piccola fronda interna. Di tutto questo se la ride Renzi, che ironicamente fa gli auguri di compleanno a Marco Travaglio: «La mia presenza a Palazzo Madama è il mio regalo.
Travaglio era sicuro che non sarei stato più rieletto». E mentre Letta e Conte ricominciano la guerra pensando alle commissioni parlamentari, Renzi e Calenda li imitano e si controllano a vicenda.