L’Irlanda celebra la donna che sparò a bruciapelo (mancandolo) a Mussolini. Morì in un manicomio
Non si arresta l’ondata di interesse per la figura di Mussolini in tutta Europa, tra denunce di ritorno al fascismo in Italia, libri, fiction tv e rievocazione di momenti storici più o meno edificanti. Ecco che dall’Irlanda – come racconta Repubblica – arriva la notizia di una iniziativa politica di un consigliere comunale indipendente di Dublino, Mannix Flynn, regista e scrittore, che intende celebrare la memoria di Violet Gibson, la donna che nel 1926 tentò di assassinare Benito Mussolini sparandogli un colpo di pistola ferendolo di striscio al naso. A Violet Gibson, considerata inferma di mente e finita in un manicomio negli anni successivi a quella “impresa”, è stata intitolata una targa commemorativa al numero 12 di Merrion Square a Dublino, nel punto dove era la sua casa di infanzia.
L’attentatrice di Mussolini considerata un’eroina antifascista
Nell’encomio che ha preceduto la targa, Violet Gibson non viene descritta come una matta fuori controllo, ma come una rivoluzionaria antifascista segregata poi in un ospedale psichiatrico per effetto di ritorsioni, non si capisce di chi, e senza patologie che giustificassero questo trattamento, per togliere dall’imbarazzo di un processo politico la sua famiglia e il regime.
Un anno e mezzo fa, il consiglio comunale di Dublino aveva approvato la mozione per apporre una targa in suo onore con questa motivazione: “È giunto il momento di portare Violet Gibson sotto gli occhi di tutti e di darle il posto che le spetta nella storia delle donne irlandesi e nella storia della nazione irlandese e del suo popolo”.
Nata a Dublino nel 1876, Violet Gibson, convertita al cattolicesimo e trasferitasi in un convento di Roma, affetta da instabilità mentale e in preda a deliri e visioni religiose, prima di sparare al Duce aveva tentato, nel 1925, di togliersi la vita sparandosi un colpo di pistola al petto. Il 7 aprile del 1926 a Roma, mentre il Duce era appena uscito dal palazzo del Campidoglio dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia, la Gibson uscì dalla folla e con una pistola gli sparò a bruciapelo. Mussolini si sarebbe girato per porgere un saluto romano e il proiettile gli sfiorò il naso. Lei sparò di nuovo, ma la pistola si inceppò. Sfuggita al linciaggio, fu assolta dal Tribunale per totale infermità mentale ed espulsa dall’Italia. Detenuta in un ospedale psichiatrico in Inghilterra per il resto della sua vita, morì nel 1956.
Il documentario su Violet Gibson