Lollobrigida: la sovranità alimentare? E’ un principio guida per tutelare le nostre eccellenze
Francesco Lollobrigida e la sovranità alimentare. E’ stato, il suo, il ministero sul quale si è esercitata di più la retorica livorosa della sinistra. Salvo poi scoprire che il concetto è di sinistra. Ma Lollobrigida è stato preso di mira anche per la parentela con Giorgia Meloni, pur se è impegnato in politica da molto tempo. I rapporti familiari – assicura – non mi hanno avvantaggiato.
La fragilità del sistema agroalimentare
Il suo primo impegno sarà occuparsi della fragilità del sistema agroalimentare, duramente provato a causa di una “combinazione di fattori”. Lollobrigida li elenca oggi in una intervista al Giornale: “L’aumento dei costi delle materie prime, dei carburanti, dei fertilizzanti e i costi della pandemia hanno ulteriormente messo in difficoltà un settore che era già fortemente in crisi, portandolo a livelli preoccupanti”.
Togliere il limite ai terreni incolti
Le prime misure da proporre? “Bisogna togliere il limite ai terreni incolti: abbiamo 1 milione di ettari coltivabili. Dobbiamo aumentare la resa delle produzioni attraverso un piano nazionale di coltivazione che non può prescindere da contratti di filiera chiari. Attivare una legge sulle pratiche sleali, affinché non ci siano schiacciamenti sull’anello debole della filiera, ovvero il produttore. Investire sull’innovazione e mettere un freno alla speculazione sulle materie prime come il grano”.
La sovranità alimentare
Lollobrigida non rinuncia poi a replicare alle critiche sulla sovranità alimentare. Critiche strumentali e ipocrite. «La sovranità alimentare è un principio che nazioni guidate da governi socialisti hanno inserito in Costituzione, come l’Ecuador e il Venezuela. La nuova denominazione del ministero, inoltre, è la stessa usata in Francia, che a differenza dell’Italia ha capito che difendere le proprie eccellenze alimentari è un dovere di ogni esecutivo. Il nostro obiettivo è tutelare l’economia agricola dalle aggressioni del mercato del falso che distorce miliardi di euro, rimettere al centro il rapporto con il settore per proteggere la filiera e il concetto di cultura rurale. Tutti i popoli hanno il diritto di definire le politiche agricole e alimentare. Anche gli italiani».