Meloni fa breccia tra i sindacati: anche la Cgil non chiama più la piazza antifascista
L’apertura di Giorgia Meloni ai corpi intermedi non è passata inosservata da parte dei sindacati: dopo una prima reazione del segretario della Cisl e della Uil, ora anche la Cgil si sofferma sul tema della costruzione di un dialogo con il governo che verrà, relegando in secondo piano la chiamata antifascista che aveva lanciato a metà settembre insieme alla convocazione della manifestazione di sabato prossimo.
Bombardieri (Uil): «Le premesse sembrano buone»
«Auspichiamo un confronto. La presidente Meloni ha detto che aprirà al dialogo sociale e al confronto e questo per noi è una dichiarazione importante: auspichiamo che nei prossimi giorni dopo l’incarico ci sia una coerenza con queste affermazioni», ha ribadito il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri, a margine del congresso della Uilm. «Le premesse sembrano buone, noi abbiamo da sempre chiesto il dialogo sociale e il confronto come metodo per approcciare i problemi in un momento così drammatico nel nostro Paese», ha detto ancora Bombardieri, secondo quanto riferito dal quotidiano Conquiste del Lavoro.
Sbarra (Cisl): «Coesione sociale indispensabile, bene la leader di FdI»
Anche per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, «la coesione sociale è indispensabile per affrontare questa fase difficile nella quale anche i governi più autorevoli non potranno fare a meno del contributo e della competenza delle parti sociali». Dunque, «è un fatto molto positivo che la leader di Fratelli d’Italia abbia riconosciuto il valore e l’importanza del dialogo con i corpi intermedi».
E anche per Landini (Cgil) le parole di Meloni sono «una cosa buona»
E di «una cosa buona» ha parlato anche Maurizio Landini, he ha precisato che «non abbiamo alcuna intenzione di fare un’opposizione pregiudiziale, ma vogliamo confrontarci nel merito. Ci confronteremo come abbiamo fatto con gli altri, valuteremo nel merito di quello che fa». Intervistato dal Fatto quotidiano di oggi, il leader della Cgil ha quindi riposizionato su questioni più di merito la manifestazione dell’8 ottobre, convocata prima del voto all’insegna dell’antifascismo. «Un soggetto sindacale non ha pregiudiziali, ma dei valori e dei programmi. La Costituzione per noi è un punto di riferimento imprescindibile e la sua realizzazione è un punto decisivo. Ma proprio per questo i governi vanno giudicati per ciò che i governi fanno», ha detto Landini, aggiungendo che «noi chiediamo di essere coinvolti prima che vengano prese le decisioni».
La piazza si sposta sulle proposte, l’antifascismo finisce in secondo piano
Quando a metà settembre convocò la manifestazione, indetta a un anno dall’assalto alla sede della Cgil, Landini disse che «l’8 ottobre andremo in piazza, con i sindacati europei e le associazioni sociali, per ribadire mai più fascismi, perché non andremo indietro». Oggi il tema del fascismo sparisce dal programma della piazza intitolata “Italia, Europa, ascoltate il lavoro” e votata a chiedere «all’Italia e all’Europa – spiegano gli organizzatori – di rimettere al centro i temi del lavoro e della giustizia sociale». Una piazza che «al prossimo governo rilancerà le sue dieci proposte», fra le quali ci sono reddito, salati, pensioni, ma non antifascismo. Per trovarne traccia esplicita bisogna spostarsi sull’evento collaterale alla manifestazione, rappresentato dall’apertura straordinaria della sede della Cgil che si terrà la sera di sabato e domenica.