Meloni: sul Pnrr nessuno scontro con Draghi. Augello: qualcosa da rivedere c’è ed è la capacità di spesa
I media anti-Meloni esagerano sul Pnrr: raccontano che Giorgia Meloni avrebbe criticato Draghi e Draghi stizzito avrebbe replicato alla leader della destra. Una ricostruzione volutamente esagerata per poter giungere alla conclusione che tra Draghi e la Meloni non c’è più un clima di collaborazione.
Non a caso sulla notizia si sono gettati a capofitto i paladini dell’agenda Draghi – Renzi e Calenda – per sostenere che Meloni non deve cercare “alibi”. Parola che proprio “Repubblica” utilizzava oggi nel suo titolo di prima pagina: “Meloni cerca alibi sul Pnrr”. Ma come stanno davvero le cose? E veramente esiste un braccio di ferro sul Pnrr tra il governo uscente e quello probabilmente entrante?
E’ la stessa Giorgia Meloni a spiegare, oggi, che i suoi avvertimenti sul Pnrr sono fatti in spirito costruttivo e che non ci sono scontri con Draghi sulla materia. “Non mi pare che ci sia uno scontro” precisa ma “il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo, e, quindi, lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio”.
C’è qualcosa che non va nel Pnrr allora? Qualcosa non è in ordine, afferma Isabella Rauti. “Si sta cercando di fare una transizione che sia normale, da paese normale, con un normale passaggio di consegne. Dopodiché il presidente Draghi ha sottolineato che per quanto riguarda il Pnrr è tutto in ordine, ma in realtà non è esattamente così. Ma questo non lo diciamo soltanto noi, lo dice anche appunto la stessa stampa di oggi perché ci sono molti decreti attuativi fermi, ci sono molti progetti ancora da rendicontare. Quindi c’è un certo ritardo che va recuperato. C’è una volontà positiva che è quella ovviamente di non perdere i finanziamenti, non perdere questa possibilità”.
Nessun braccio di ferro, dunque? Giorgia Meloni ha ragione, ma il suo non è un attacco a Draghi, spiega il senatore Andrea Augello. Perché “se guardiamo alla valutazione sugli investimenti il Pnrr va benissimo e infatti i soldi sono arrivati”. Ma c’è anche – aggiunge – un versante di valutazione che riguarda come e quanti soldi l’Italia deve spendere tra il 2021 e il 2022. Insomma per dirla in parole semplici abbiamo un ritardo nella capacità di spesa di queste risorse ma questo non è imputabile al governo Draghi”.
Il motivo Augello lo spiega così: “Per spendere quelle risorse devi fare le gare d’appalto ma alle gare non si presenta nessuno perché gas e energia hanno costi che stanno lievitando e le imprese si ritraggono, ecco che quei capitolati di spesa non sono gestibili. Per esempio, è andata deserta la gara per la diga foranea di Genova e poi ancora le gare per gli investimenti sull’edilizia scolastica. In questo modo la tua capacità di spesa si riduce e l’Unione europea ne chiederà conto”. Il punto allora – conclude Augello – non è attaccare Draghi, che non poteva prevedere il caro energia, ma fare presente che nel 2023 il nuovo governo “si troverà a spendere in un solo anno più risorse di quanto inizialmente preventivato e questo può creare problemi a Bruxelles. Dire questo è fornire un dato oggettivo, non cercare alibi. Non lo dice Giorgia Meloni, c’è scritto nel Nadef, cioè la nota di aggiornamento del Def che Meloni ha letto come l’ho letta io. Le cose stanno così, piaccia o meno. Il nuovo governo dovrà fare gli straordinari per non perdere i soldi del Pnrr”.