Missili sull’Ucraina, Kadyrov minaccia Zelensky: «Scappa in Occidente senza voltarti»

10 Ott 2022 20:33 - di Federica Parbuoni
missili ucraina

I missili in tutta l’Ucraina che hanno fatto, secondo un primo bilancio, 11 morti e 64 feriti. E le minacce dirette a Volodomyr Zelensky che, ha detto il leader ceceno Ramzan Kadyrov, farebbe bene a «fuggire in Occidente» prima che sia troppo tardi. Iniziata con i bombardamenti russi su diverse città, compresa Kiev, la giornata di guerra è stata segnata da una brutale escalation, anche verbale, da parte della Russia. Una circostanza che, però, secondo diversi analisti, andrebbe interpretata come un segnale di debolezza da parte di Mosca.

L’Occidente compatto condanna la «brutalità» di Putin

In totale sono stati almeno 84 i missili cruise lanciati oggi dalla Russia contro le città ucraine. Assieme a questi sono stati utilizzati un certo numero di droni. A riferirlo sono state le autorità di Kiev, precisando che «alle 14 la Federazione russa aveva fatto uso di 84 missili cruise e 24 Uav, tra cui 13 droni iraniani Shahid-136». Il bombardamento ha suscitato un moto di repulsione a livello internazionale, dove più di un osservatore l’ha letto come un segno della debolezza di Putin. A dirsi «profondamente sconvolto» è stato, tra gli altri, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che oggi ha sentito Zelensky. Sul caso, che dimostra «la terribile brutalità del signor Putin», è intervenuto anche il presidente Usa, Joe Biden, che confermando l’impegno al fianco di Kiev ha chiesto «nuovamente alla Russia di mettere immediatamente fine a questa aggressione non provocata e rimuovere le sue truppe dall’Ucraina».

Kadyrov minaccia Zelensky: «Ti conviene scappare in Occidente»

Ad aggiungere brutalità a brutalità oggi è stato anche un messaggio postato su Telegram da Ramzan Kadyrov, proprio a commento degli attacchi missilistici. «Ti abbiamo avvertito, Zelensky, che per la Russia non è ancora iniziata. Quindi smettila di lamentarti e prima che arrivi, corri. Corri, Zelensky, corri senza guardare indietro verso l’Occidente», ha aggiunto il leader ceceno.

L’esperto: «Dalla Russia il rumore prima della sconfitta»

Proprio questa escalation, però, secondo l’esperto di geopolitica David Rossi, sarebbe la dimostrazione della sempre maggiore debolezza di Putin. «Diceva il grande stratega cinese Sun Tzu che la tattica senza strategia è il rumore che precede la sconfitta. E oggi il rumore in questione è il frastuono dei missili ipersonici russi che hanno attraversato (e forse continueranno a farlo per un paio di giorni) i cieli dell’Ucraina, come “vendetta” per aver reso inutilizzabile ai mezzi militari di Mosca il ponte sullo stretto di Kerch inaugurato da Putin stesso nel 2018», ha detto l’esperto, intervistato dall’agenzia di stampa Adnkronos, aggiungendo che dal punto di vista strategico l’effetto dei bombardamenti russi è nullo, mentre l’aver colpito il ponte ha dato agli ucraini un vantaggio effettivo, non solo simbolico.

I missili sull’Ucraina: le ragioni dell’ira di Putin

«A parte il valore simbolico dell’obiettivo e della data, successiva al compleanno del presidente russo – ha proseguito Rossi parlando del ponte di Kerch – quello che davvero conta è che ora la logistica delle forze russe nei territori occupati di Kherson e di Zaporizhzhia è messa in grave crisi, dato che l’unico collegamento ferroviario rimasto per rifornire le truppe di Mosca di carburante ed equipaggiamenti passa proprio lungo la linea del fronte». Inoltre, «l’attacco ucraino ha avuto effetto anche sulla marina. Da aprile, quando fu affondato l’incrociatore Moskva, la flotta russa aveva preso l’abitudine di “nascondersi” dietro alla penisola di Crimea per evitare possibili attacchi dal lato di Odessa e Mykolaiv». «Sarà un caso, ma dall’8 ottobre se ne sta nel Mar Nero nord-occidentale, meno a tiro delle forze di Kiev», ha proseguito l’esperto, domandandosi se «le sventagliate di missili non sortiscano l’effetto di convincere Washington a fornire missili a medio-lungo raggio a Kiev: sarebbe un vero e proprio effetto non voluto dal Cremlino».

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