Murgia al delirio: definire “bastarda” la Meloni è cultura. Difenderà Saviano al processo
Veniamo a sapere dall‘Espresso che Michela Murgia sarà il 15 dicembre a Roma. Parteciperà alla prima udienza del processo in cui è imputato Saviano per diffamazione contro Giorgia Meloni. Ve lo ricorderete: lo scrittore di Gomorra in diretta televisiva definì la leader di Fratelli d’Italia “bastarda”. Era il dicembre 2020. Ebbene, all’udienza a Roma parteciperà anche la scrittrice fautrice della scrittura inclusiva, paladina della schwa e di modalità che non discriminino le donne. Fautrice del boldrinismo spinto. Dunque, vi aspetterete che Michela Murgia verrà per solidalizzare con Giorgia Meloni, non certo per per sostenere le ragioni di Saviano che ha insultato una donna. Invece è tutto il contrario.
Murgia: “La destra appena sente la parola cultura mette mano alla querela”
Follia Murgia: l’insulto è cultura quando colpisce la Meloni
Il ridicolo non ha limiti, se solo pensiamo a un suo libro dal titolo: Stai zitta. E altre nove frasi che non vogliamo sentire piú. Nel saggio Murgia elenca tutti gli epiteti e le espressioni da bandire dal nostro vocabolario perché offensivi nei confronti delle donne. Nel libro elenca le frasi che più frequentemente le donne si sentono rivolgere dagli uomini con l’intento di sminuirle: brava e pure mamma; le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne; sei una donna con le palle, era solo un complimento,solo per citarne alcune. Per Murgia dire a una donna che “fa la maestrina” è sessismo, mentre darle della “Bastarda” è cultura. Non siamo così ingenui: se l’epiteto infame e odioso è rivolto alla Meloni siamo nell’ambito culturale, dipende da chi lo riceve…li conosciamo questi intellettuali di sinistra di specchiata onestà intellettuale.
Livore ipocrita
Murgia gioca sporco perché quando infatti insulti (da condannare) sono stati rivolti a lei via social, si offese eccome. Lei stessa se ne adontò “Scrofa. Palla di lardo. Cesso ambulante. Vacca. Peppa Pig. Sono sui socialmedia da 11 anni, ma quello che mi sono sentita dire negli ultimi 14 mesi non ha precedenti”, scrisse in un post ad agosto 2019. “Si chiama ‘bodyshaming’, denigrazione del corpo, ma in realtà serve ad annichilire lo spirito”. Ma il suo livore fa velo alla ragonevolezza: per cui definire “porco” Salvini e “bastarda” Meloni come ha fatto Saviano non è offensivo, non le ripugna. Siamo alla follia. E alla riìvendicazione della follia. O all’odio puro.