Nel Pd nessuno vuole Zan vicepresidente della Camera. Già silurata la candidatura-bandiera del mondo Lgbt
Alessandro Zan, bandiera del mondo Lgbt, non deve fare il vicepresidente della Camera. Chi lo dice? Non i suoi avversari politici, ma i suoi compagni di partito, che non gradiscono affatto l’idea di vederlo eleggere in quel posto di prestigio per fare l’anti-Fontana.
La notizia la dà oggi La Stampa in un retroscena, nel quale si dà conto dei malumori delle correnti nei confronti del segretario Enrico Letta. Che a parole vuole fare un passo indietro ma nei fatti intende decidere sulle nomine. “Molti pensano – scrive il quotidiano – che il segretario uscente stia fissando paletti di potere con la scusa di un rinnovo nelle cariche apicali: sul piatto ci sono i nomi di Anna Ascani alla Camera e Valeria Valente al Senato (vicine a Letta), in attesa del congresso, che si celebrerà però tra sei mesi”. Malumori da parte di Matteo Orfini, che vorrebbe primarie subito e anche da parte di Alessandro Alfieri, numero uno di Base Riformista.
Ma le critiche all’idea di Zan scelto dal Pd come anti-Fontana sono emerse subito. Lo ha scritto anche Repubblica, osservando che “tutti riconoscono al deputato veneto l’impegno nelle battaglie Lgbt, ma più d’uno storce il naso all’idea di vederlo sul secondo scranno più alto di Montecitorio. A quel ruolo nel Pd molti vedrebbero meglio Nicola Zingaretti, che tra qualche giorno si dimetterà da governatore del Lazio. O proprio Debora Serracchiani, che a quel punto lascerebbe il ruolo di capogruppo ad Anna Ascani”.
Il povero Zan aveva scritto che i nomi scelti dal centrodestra per la presidenza delle Camere erano una minaccia per la comunità Lgbt. Ma intanto deve guardarsi le spalle in casa propria. More solito, è dentro il ribollente magma piddino che si fanno e si disfano i destini politici dei “compagni”, con buona pace della retorica contro il “nemico”.