Opposizione a pezzi, tutti contro Letta asso-pigliatutto. Boschi: decide a prescindere da noi

19 Ott 2022 14:00 - di Lara Rastellino
Letta

Le opposizioni cominciano a giocare la loro partita a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ma il tavolo – denunciano Renzi e Calenda contro Enrico Letta dal fronte infuocato del Terzo polo – è “taroccato”. Prima l’elezione dei capigruppo poi, oggi pomeriggio a partire dalle 15, sarà la volta del voto per la nomina di 4 vicepresidenti, 3 questori e 8 segretari per ogni ramo del Parlamento. Ed è qui che lo scontro si infiamma definitivamente. Con Letta, che i leader terzopolisti accusano – tra le dichiarazioni di ieri e il video-messaggio di oggi – di voler disputare la manche parlamentare con l’asso-pigliatutto in mano, che tira dritto e rilancia sul buio dei competitor ex Pd.

Parlamento: il Pd di Letta conferma Ascani e Rossomando alla vice presidenza

Intanto, con Stefano Vaccari alla Camera e Marco Meloni al Senato. Sono loro dunque, a quanto apprende l’Adnkronos, i nomi su cui dovrebbe puntare il Pd nelle votazioni per il rinnovo degli uffici di presidenza delle Camera. Sarebbe quindi sfumata, a causa di una serie di veti incrociati, la possibilità di indicare solo figure femminili. Meloni, in particolare, andrebbe a ricoprire il ruolo di questore, che a palazzo Madama spetta al Pd a differenza che a Montecitorio. Quindi, il Pd ha contestualmente provveduto a confermare i nomi di Anna Ascani alla Camera e Anna Rossomando al Senato per il ruolo di vice presidenti.

Letta asso-pigliatutto, Boschi polemica: «L’accordo lo hanno fatto Pd e M5S a prescindere da noi»

E a votazione non ancora aperta scoppia l’inferno. «L’accordo lo hanno fatto Pd e M5S a prescindere da noi», dichiara una risentita Elena Boschi entrando a Montecitorio e confermando l’intenzione di restare fuori dall’Aula. Esattamente come annunciato poco fa da Renzi in un video messaggio in cui ha definito arrogante l’esclusione decisa da Letta rispetto alle nomine. E con Calenda che da ieri denuncia i sospetti di inciucio tra dem e cinque stelle. Una unione di fatto, quella tra Pd e Movimento grillino, che lo stesso Nicola Fratoianni (parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra) acclara tra le righe.

Fratoianni riconosce “l’ostracismo”, ma prova a gettare acqua sul fuoco…

Specie quando, parlando con i cronisti a Montecitorio, asserisce di fatto che: «Le polemiche del Terzo Polo con le altre opposizioni? Innanzitutto è arrivato il momento di chiamarlo per quello che è: il quarto polo. Il terzo polo è il M5S se ragioniamo di numeri». Poi, nel tentativo di aggiustare il tiro, aggiunge però anche che: «Tuttavia al netto di questo, a me pare che queste polemiche lascino il tempo che trovano». Concentrando solo nella dichiarazione finale il commento che, seppur cerchio-bottisticamente, avvalora le polemiche e i sospetti del Terzo polo: «Sarebbe stato certamente più opportuno che tutte e 4 le forze di opposizione si vedessero riconosciute a ciascuno una vicepresidenza. Così non è stato, penso però che sia più giusto occuparsi dei problemi reali dei cittadini». E palla al centro…

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